“Ci siamo sentiti abbandonati dalle istituzioni”, così Gianluigi De Palo, aprendo la seconda giornata degli Stati generali, alla presenza di Papa Francesco. Ieri, con la contestazione al ministro Roccella, è stata una giornata “molto difficile, abbiamo avuto alcune contestazioni e ci siamo sentiti abbandonati dalle istituzioni, che non si sono degnate di una parola di solidarietà per questo evento, come se ci fossero persone di serie A o di serie B, come se togliere la parola a un ministro fosse più grave rispetto a Gessica Barcella. Ma tutto questo fa parte del gioco di chi prova a dare la vita per un ideale, come stiamo facendo noi”. 

“Non siamo preoccupati solo di chi ci pagherà le pensioni o il Ssn. Vogliamo invece che i nostri figli siano liberi. Non si tratta di convincere a fare figli, qui si tratta di mettere ciascuno nelle condizioni di decidere liberamente cosa fare della sua vita. E oggi non è così perché la nascita di un figlio in Italia è una delle prime cause di povertà. E questo è inammissibile per tutti. È libero di non fare i figli chi non li vuole ma non è libero chi vorrebbe. L’obiettivo è quello di fare progetti a lungo termine, oltre la durata dei singoli governi. Ne va della vita del futuro di tutti noi”

“Fanno più rumore le polemiche – ha continuato –  che il tentativo di costruire un futuro diverso, fa più rumore una ventina di contestatori che migliaia di studenti che si sono preparati per mesi a questo evento, fa più rumore occupare spazi, soprattutto di potere, che generare processi, la guerra che la pace, l’odio dell’amore. Ma noi non ci rassegniamo a questa visione del mondo – ha proseguito – e noi siamo qui stanchi, distrutti, a rilanciare. Sempre più spesso ci domandiamo chi ce lo fa fare, sempre più spesso cerchiamo di essere un pungolo, di creare un dialogo, di uscire dalla dialettica destra-sinistra, di andare oltre a categorie ormai logore, di fare squadra e evitare polemiche, che sono il grande alibi per non dare risposte concrete alle famiglie e ai giovani”.

“La nostra missione è provare a far tornare una primavera demografica, perché vogliamo che i nostri figli siano liberi. Oggi non si tratta di convincere giovani e donne a fare figli, ma di mettere ciascuno nelle condizioni di decidere liberamente di cosa fare della propria vita e oggi non è così perché in Italia la nascita di un figlio oggi è una delle prime cause di povertà e questo è inammissibile”, ha concluso De Palo.

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