Apre i battenti questa mattina a Parma la 22esima edizione di Cibus, la fiera dell’alimentare made in Italy che andrà avanti fino a venerdì 10. Frutto della collaborazione tra Fiere di Parma e Federalimentare, quest’anno supererà ogni altra edizione per numero di espositori, con oltre 3mila brand. Nutrita anche la presenza di buyer della grande distribuzione italiana e internazionale: saranno circa 3mila, provenienti dai principali mercati obiettivo del made in Italy come Stati Uniti, Germania, Spagna, Francia, Regno Unito e Medio Oriente. Il 2024 sarà inoltre l’anno dei Paesi dell’area Asean, con il ritorno della Cina, la grande assente durante la pandemia, e un’importante delegazione dal Giappone. Nei quattro giorni, tra gli 8 padiglioni della fiera, sono attesi 60mila visitatori.

A tagliare il nastro, nella giornata di apertura, questa mattina ci sono il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e quello delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, accompagnati dal presidente dell’Agenzia Ice Matteo Zoppas e dal presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Nel pomeriggio, invece, Federalimentare terrà in fiera la sua assemblea pubblica annuale, dedicata alle sfide della nuova Europa.

Tra gli stand di Parma sono già arrivati i responsabili acquisti di molte importanti catene di supermercati extraeuropei: dalla canadese Loblow alla statunitense Walmart, dal gruppo brasiliano Pao de Açucar all’’emiratina Lulu Group, dalla cinese City Super Shanghai all’australiana Coles. Per l’Europa, invece, sono presenti tra le altre Rewe, Spar, Metro, Auchan, Migros, Marks & Spencer e Ocado. Per tutti loro, anche quest’anno sono stati organizzati i Cibus Destination, un programma di retail e technical sul territorio e all’interno delle aziende della Food valley.

Il Padiglione 7 ospita l’Innovation Corner, la vetrina delle novità di prodotto presentate in fiera, e la Startup area nata in collaborazione con Le Village di Crédit Agricole. I nuovi prodotti alimentari in esposizione sono circa un migliaio: dal plum cake con polvere di grillo al proteico collagene in brodo di carne mista. A guardare le novità, si intuiscono anche le principali tendenze dell’alimentare italiano dei prossimi anni: cibo sempre più salutista, local oppure – al contrario – fusion, che mescola sapori provenienti da luoghi diversi del mondo, come per esempio il chutney indiano all’aceto balsamico di Modena Igp.

La presenza massiccia dei brand italiani a Cibus è la riprova della forza del made in Italy alimentare sui mercati mondiali. Nel 2023 le esportazioni hanno superato i 53 miliardi di euro, che salgono a 64,4 miliardi di euro, se si sommano i prodotti alimentari e quelli agricoli. Di fatto, le vendite estere di agroalimentare rappresentano oltre il 10% dell’export italiano. La spinta, ricorda l’ufficio studi di .Sace, è arrivata soprattutto da alimentari e bevande (+6,8%), che compongono circa il 60% delle vendite del settore. I prodotti del made in Italy più dinamici, che hanno guidato la buona performance del settore, sono stati pasta e prodotti da forno (+8,6%), latte e formaggi (+10,3%) e le preparazioni di ortaggi e frutta (+12,5%). Regina dell’export è l’Emilia-Romagna, con il 18,2% delle esportazioni nazionali del settore, seguita da Lombardia (16,2%), Veneto (14,9%) e Piemonte (13,8%). Anche il 2024 è iniziato con un segnale positivo, grazie a un incremento del 12,9% registrato a gennaio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

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