Il 2023 resterà negli annali di Apo Conerpo, la più grande organizzazione europea di produttori ortofrutticoli, che ha chiuso l’ultimo bilancio toccando il punto più basso di prodotto conferito dalle 50 cooperative associate – 732mila tonnellate, -27% rispetto alla media degli ultimi dieci anni e il record minimo toccato in quasi 60 anni di attività – salvando però i conti in termini di valore.

Le dinamiche avverse del 2023

La struttura cooperativa agricola nata nel 1967 in Emilia-Romagna, che oggi rappresenta tutte le regioni italiane più vocate all’ortifrutticoltura – 33mila ettari di superficie coltivata, 91 stabilimenti di lavorazione e stoccaggio, 6mila lavoratori e cinque società commerciali, Alegra, Brio, Opera, Naturitalia e Valfrutta Fresco – ha chiuso il bilancio 2023 con circa 434 milioni di euro di prodotto commercializzato (+1,8% sul 2023) e un giro d’affari di 787 milioni (-2,7% sul 2022 che aveva segnato il miglior risultato del gruppo nell’ultimo decennio). «Dalle gelate primaverili all’alluvione di maggio, dalla siccità estiva alle grandinate, alla recrudescenza di gravi fitopatie legate al clima come la maculatura e la batteriosi, nessuna produzione è stata risparmiata nel 2023, con effetti particolarmente pesanti su diverse colture soprattutto in Emilia-Romagna come pere, pesche e nettarine, ciliegie, pomodoro da industria e cipolle», commenta il presidente di Apo Conerpo, Davide Vernocchi, confermato ieri alla guida dell’organizzazione dall’assemblea dei soci riunita nel quartier generale bolognese per l’approvazione del consuntivo 2023. A complicare lo scenario sono stati anche gli incrementi dei prezzi di energia e materie prime, l’esplosione dell’inflazione, il calo del potere di acquisto, la difficoltà sempre più estesa nel reperire manodopera.

Gli antidoti messi in campo

Tre fattori hanno mitigato gli effetti negativi sulla Op, spiega il presidente: «Il progressivo allargamento della base sociale che ha garantito disponibilità di prodotti anche nelle fasi più critiche, l’ottima performance economica del pomodoro da industria nonostante i danni dell’alluvione, e l’encomiabile lavoro svolto dalle nostre società commerciali per valorizzare al massimo il prodotto disponibile, in particolare nella grande distribuzione italiana, dove abbiamo registrato addirittura un incremento a valore del 13,9%». La sfida che Apo Conerpo ha ora davanti è quella di garantire la sostenibilità lungo tutta la filiera ortofrutticola, a partire dai campi, in un contesto climatico ed economico sempre più complesso. «Se confrontiamo i risultati attuali con quelli del 2018, ultimo anno in cui i nostri soci hanno registrato raccolti e conferimenti in linea con i potenziali produttivi – conclude Vernocchi – vediamo che il volume d’affari 2023 del gruppo è cresciuto dell’8%, un dato indubbiamente positivo ma che copre appena un terzo degli effetti dell’inflazione e dell’incremento dei costi ricaduto sui produttori. C’è ancora molto da fare perché se viene meno la redditività le aziende agricole chiudono. È per questo che stiamo investendo risorse importanti in ricerca scientifica e abbiamo deciso di coinvolgere nella governance nuove forze che, per esperienza e competenza, ci aiuteranno ad affrontare le criticità delle nostre filiere».

Il nuovo direttivo della più grande Op europea

Ieri nelle assise di Castenaso sono stati nominati quattro nuovi vicepresidenti, espressioni dei principali areali produttivi delle cooperative socie e delle filiere al centro dell’attività di Apo Conerpo: Adriano Aldrovandi (presidente FruitModena Group), Alberto Guerra (vicepresidente Agrintesa), Massimo Passanti (presidente Propar) e Aldo Rizzoglio (presidente Patfrut) ed è stato nominato il nuovo direttore generale, Daniele Maria Ghezzi, docente universitario, già direttore del consorzio per l’internazionalizzazione “Piacenza Alimentare”, che prende il testimone da Gabriele Chiesa alla guida di Apo Conerpo negli ultimi 21 anni.

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