Le elezioni regionali in Basilicata del 21 e 22 aprile saranno un test non solo locale, ma con una ricaduta anche a livello nazionale. Nel centrodestra sarà un appuntamento per testare soprattutto il confronto tra Forza Italia e Lega. Nel centrosinistra, invece, alla prova è l’alleanza tra Pd e M5S, con il leader pentastellato che punta ad avvicinarsi il più possibile ai dem per contendere la leaderschip del centrosinistra.

Le tensioni Lega-Fi

Tra Lega e Forza Italia la tensione nelle ultime settimane è salita, con i primi che puntano ad accelerare sull’Autonomia e i secondi che chiedono garanzie per le regioni del Sud. Ci sono poi i recenti screzi in Veneto, con il coordinatore azzurro ed ex leghista Flavio Tosi che lamenta il fatto che Fi non abbia posti in giunta (Fi in Consiglio regionale ha però soltanto due rappresentanti).

I rischi di Salvini

A questo si aggiungono i non brillanti risultati della Lega alle regionali in Sardegna (3,7%) e Abruzzo (7,6%), superata sempre da Forza Italia. Un risultato che potrebbe replicarsi in Basilicata, dove tra l’altro gli azzurri godono del traino del loro candidato governatore (Vito Bardi è di Fi). Fi punta a superare la doppia cifra. Se il Carroccio dovesse scendere sotto la soglia psicologica del 5% (alle politiche dell’ottobre 2022 era vicino al 9%) nella Lega si acuirebbero i maldipancia verso la leadership di Salvini.

Conte insidia Schlein

Nel centrosinistra le tensioni sono se possibile acuite dalle modalità rocambolesche con cui si è giunti alla candidatura di Piero Marrese (Pd). La leader Pd Elly Schlein è riuscita a salvare l’alleanza con il M5S, ma ha dovuto rompere con i centristi di Azione e Italia Viva, proprio su richiesta del leader M5S Giuseppe Conte. Se alla fine i voti dei centristi dovessero risultare decisivi per la vittoria del centrodestra, Schlein tornerebbe sotto il fuoco della minoranza riformista del Pd. Tanto più se a questo dovesse aggiungersi una perdita di voti che portasse il M5S a tallonare il Pd (se non a superarlo).

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