«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione», recita l’articolo 1 della nostra Costituzione. Ma quali sono le forme e soprattutto i limiti in cui può esercitarsi la sovranità popolare proprio mentre in Parlamento si discute tra le polemiche della riforma voluta dal governo che introduce l’elezione diretta del premier?

Nella giornata conclusiva del Festival dell’economia di Trento ne discutono due insigni giuriste, la vice presidente emerita della Consulta Daria de Pretis e Marta Cartabia, che della Consulta è stata anche presidente e che ha ricoperto l’incarico di Guardasigilli nel governo Draghi. In una sorta di dialogo a distanza con la premier Giorgia Meloni e con la ministra delle Riforme Elisabetta Casellati, che proprio a Trento hanno rilanciato nelle scorse ore l’elezione direttta del capo del governo come chiave di volta per garentire la stabilità dei governi e la consenguente credibilità sul fronte delle relazioni internazionali e dei mercati finanziari.

Il no al premierato del governo: non è questa la soluzione all’instabilità

Il premierato può essere la soluzione all’annoso problema dell’instabilità e della litigiosità dei partiti? Per entrambe le giuriste, sia pure con sfumature diverse, la risposta è no. Cartabia ammette tuttavia che l’obiettivo della stabilità «è pregevole» ed è stato riconosciuto anche dalla Consulta nelle due sentenze degli anni scorsi (2014 e 2017) sulle leggi elettorali Porcellum e Italicum, laddove si indicava nei due principi della «rappresentatività» e della «governabilità» il possibile giusto equilibrio. «Il problema della stabilità, con ben 68 governi in 74 anni di vita repubblicana, è enorme – sottolinea Cartabia -. Non permette a chi governa di avere lo sguardo lungo necessario per fare le riforme e per affrontare temi come la transizione ecologica con i relativi investimenti. Senza stabilità si è sempre sotto ricatto del consenso elettorale e ci si concentra su misure spot. Ma voglio dire con estrema nettezza che la risposta a questo problema non può venire dal premierato».

Cartabia: «Il governo i poteri ce li ha, il problema sono le coalizioni»

Cartabia rileva come in realtà i governi hanno gli strumenti per governare, basta pensare all’eccesso di decretazione d’urgenza e al ricorso frequente al voto di fiducia. E allora? «I governi cadono perché sono governi di coalizione, e dunque il problema è riuscire a stare insieme anche con amine diverse. Servono leader capaci di fare sintesi, di unire, di aggregare il consenso». Insomma il nodo è politico e non si risolve rafforzando i poteri di una sola persona. «Io non sono contraria a ritocchi della forma di governo, ma il premierato si basa sull’idea dell’elezione diretta di un premier che si trascina dietro il Parlamento e che si fa forza col potere di ricatto: “o fate quello che voglio o sciolgo le Camere e si torna al voto”».

«Anche il popolo può sbagliare, i suoi poteri non sono illimitati»

Da parte sua De Pretis si concentra sul meccanismo potenzialmente pericoloso della delega «una volta per tutte». «Anche il popolo è soggetto a dei limiti, che sono soprattutto quelli della libertà e dei diritti delle persone presidiati dalla Corte costituzionale – dice -. Anche il popolo può sbagliare, come ha dimostrato l’origine delle dittature europee del ’900, che hanno iniziato il loro cammino all’interno delle regole costituzionali. Io dico spesso che la democrazia è un “pacchetto” e che non è un potere illimitato. Una delle ragioni della crisi della democrazia è a mio avviso la crisi dei partiti, che sono o dovrebbero essere collegamento costante tra popolo e delegati e portare in Parlamento le istanze plurali della società».

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