Solo il 53% dei Comuni riesce ad applicare in modo accurato le politiche green e a rispettare i criteri minimi ambientali nelle gare di appalto. È questo l’indice medio delle performance ambientali nelle stazioni appaltanti locali, misurato sui bandi pubblici pubblicati nel 2023. Una performance che migliora fino al 77% negli enti locali dei capoluoghi di provincia, mentre scende al 52% nei non capoluoghi.

LA DIFFUSIONE DI CAM E GPP

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A dirlo è l’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente e Fondazione Ecosistemi che verrà presentato oggi nell’ambito dell’Ecoforum nazionale sull’economia circolare: il rapporto scatta una fotografia sull’andamento dell’applicazione del Green public procurement (Gpp) e dei Criteri ambientali minimi (Cam) nelle gare di appalto.

Il Gpp – promosso a livello europeo – definisce un quadro sostenibile lungo la filiera degli acquisti della pubblica amministrazione, dal gender procurement all’abbandono dei prodotti impattanti per l’ambiente, come il monouso. Inoltre, dal 2016 l’applicazione dei Cam nei bandi pubblici è diventata obbligatoria, per veicolare la sostenibilità negli acquisti di prodotti, servizi e lavori: ad introdurre l’obbligo è stato l’articolo 34 del vecchio Codice degli appalti (Dlgs 50/2016), confermato poi nell’articolo 57 del nuovo codice (Dlgs 36/2023). L’obiettivo – fatto proprio anche da molti professionisti che assistono le amministrazioni nella stesura dei bandi di gara – è duplice: da un lato diminuire l’impatto ambientale, dall’altro esercitare un “effetto traino” sul mercato dei prodotti ecologici.

Giunto alla sua settima edizione, l’Osservatorio organizza in un indice medio di performance le risposte di un campione di 800 Comuni (747 non capoluogo e 53 capoluoghi di provincia) al questionario sui bandi emessi lo scorso anno. Mentre le amministrazioni centrali – anche sotto la spinta di Consip, la centrale acquisti nazionale, e di altri soggetti aggregatori su base regionale – sostengono già da anni programmi di Gpp su larga scala, a livello locale gli enti locali ancora faticano ad integrare considerazioni di carattere ambientale nelle procedure pubbliche di acquisto. L’86% degli intervistati dichiara di conoscere lo strumento dell’appalto verde e il 60,5% promuove l’adozione di gare plastic free; ma solo l’11,5% ritiene prioritario perseguire il monitoraggio degli “acquisti verdi” e solo il 43% intende investire in formazione in questo ambito.

I criteri ambientali minimi – 16 in tutto quelli presi in esame nel rapporto – traducono in concreto, all’interno dei bandi, il Piano d’Azione per la sostenibilità dei consumi degli enti locali. Dal rapporto emerge che i Cam sono stati usati nelle gare d’appalto e correttamente applicati nel 66% dei casi (482 casi su 727 analizzati); nel 7% non sono stati applicati, nonostante siano stati fatti bandi che avrebbero dovuto prevederli; nel restante 27% il Cam «non è stato sempre applicato».

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