Il punto militare 335 | In un nuovo libro i dettagli della missione a Kiev della delegazione americana, che ha fornito il piano d’attacco russo. Ora possibile un nuovo incontro fra Burns e Naryshkin, capo dello spionaggio estero di Mosca
Gennaio 2022, giorni di grande tensione. Gli Stati Uniti lanciano avvisi ripetuti sul rischio di invasione dell’Ucraina. In Europa c’ scetticismo, non fidano. E allora Washington sceglie un messaggero convincente, il direttore della Cia William Burns, partito per Kiev per la missione dell’ultima ora.
Il capo dell’intelligence incontra Volodymyr Zelensky, fino ad allora cauto sul pericolo incombente. Nel colloquio la delegazione americana squaderna sul tavolo dossier critici, informazioni che fanno cambiare idea al leader ucraino. Il primo il probabile piano d’attacco russo incentrato sulla presa della base di Hostomel, non distante dalla capitale. Il secondo riguarda un’operazione che ha nel mirino lo stesso presidente: vogliono ucciderlo per decapitare il Paese e facilitare la conquista. I dati sono pesanti, aiutano gli americani ad allontanare i dubbi che sia tutta propaganda. L’Ucraina reagisce preparandosi ad accogliere le truppe aerotrasportate e i ceceni all’aeroporto di Hostomel, manovra coronata da successo. Gli aggressori sono decimati, la sconfitta tattica ha ripercussioni strategiche. Gli apparati interni, invece, si dedicano al contrasto di sabotatori, infiltrati, eventuali assassini. Sono sventati almeno due progetti d’attentato contro Zelensky, costretto da mesi a misure di sicurezza che non ammettono errori. Tutti questi particolari sono stati rilanciati da un libro appena uscito, The Fight of His Life: Inside Joe Biden’s White House, scritto da Chris Whipple.
Nei giorni successivi all’invasione usciranno notizie su un nucleo ceceno mandato a Kiev con l’ordine di eliminare il presidente, su manovre segrete con l’aiuto di collaborazionisti d’alto livello, su azioni destabilizzanti. un insieme di allarmi concreti, episodi, pericoli e anche propaganda per compattare lo schieramento davanti all’aggressione brutale, per chiudere varchi in un momento decisivo. In quelle ore venivano elaborati scenari sull’assedio alla capitale, sull’avanzata dell’Armata, sulla necessit di difendersi con ogni mezzo. Lo sviluppo della crisi conferma in modo drammatico l’allerta di Burns, un diplomatico di lunga data ed esperienza che era volato fino a Mosca per scongiurare il peggio. Ma Vladimir Putin aveva ormai deciso. Quei contatti moscoviti hanno per aperto un canale di comunicazione mai interrotto e utile. La conferma nelle parole pronunciate oggi da Sergei Naryshkin, capo dello spionaggio esterno, che aveva avuto un colloquio con la controparte ad Ankara in novembre: possibile un nuovo incontro. Non possiamo escluderlo, ha aggiunto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, questa forma di dialogo ha un senso. Sembra quasi un invito.
17 gennaio 2023 (modifica il 17 gennaio 2023 | 15:18)
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