La produzione di metalli in sottosuolo è cessata da tempo, ora però, per le miniere metallifere in sonno si aprono nuovi scenari. E nuove strade, nonostante i tempi non siano particolarmente rapidi, che spaziano dai progetti di riavvio, alla ricerca di nuovi giacimenti sino al riutilizzo delle gallerie e dei pozzi per piazzare i server, oppure avviare studi scientifici.

A far partire una sorta di corsa sono gli effetti dei conflitti internazionali che hanno determinato una riduzione nell’approvvigionamento di materie prime con un conseguente un aumento dei costi e, allo stesso tempo, la necessità per i paesi europei di raggiugnere una sorta di indipendenza nella produzione di materiali critici. A giocare un ruolo importante nell’intero quadro è anche l’Italia, forte dei giacimenti presenti in buona parte delle regioni, con maggiori potenzialità tra Sardegna, Lazio, Toscana, Lombardia, Trentino Alto Adige e Piemonte. Peculiarità che si scontrano con tempi autorizzativi molto lunghi e, talvolta, con concentrazioni di minerali non elevate.

Primo passo: esplorazione e ricerca

Questo scenario prevede due sviluppi. Il primo è quello dei permessi di ricerca ed esplorazione propedeutici per la ricostruzione dei siti minerari e quindi l’entrata in produzione. In questo caso in Italia si cerca molto Litio (Cesano di Roma), Grafite, Titanio, Cobalto, Fluorite, Galena e Blenda e diversi altri materiali compresi tra gli elementi critici. Prima che dalla ricerca si passi all’estrazione e lavorazione ci vorrà comunque parecchio tempo. Sia per le autorizzazioni, sia per le infrastrutture. «Dal primo passo all’eventuale ingresso in produzione – sottolinea Fabio Granitzio geologo minerario con esperienza in ambito nazionale e internazionale – ci passano circa quindici anni, anche perché molto spesso i progetti devono fare i conti con i contesti locali e con la burocrazia».

Nuova vita per le miniere metallifere italiane

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Riaprire le miniere metallifere chiuse

Una strada più semplice da percorrere, in linea teorica, è quella delle miniere in sonno e da risvegliare dove i tempi «andando tutto bene», oscillano tra «i 5 e i 7 anni». Per il momento i siti in cui si lavora per rimettere in marcia le miniere metallifere o giacimenti con un potenziale da sfruttare di materiali critici (gli altri compendi minerari funzionanti in Italia non hanno queste caratteristiche) sono solo due: Gorno e Silius.

La prima si trova nella provincia di Bergamo dove da anni l’australiana Altamin, attraverso la Energia Minerals, lavora per rimettere in marcia il ciclo produttivo. Si tratta della stessa azienda che ha presentato richieste per permessi di ricerca per Cobalto e Grafite in Piemonte, poi altre istanze in Emilia Romagna, Liguria e Lazio dove si sta lavorando al progetto Litio.

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