È il più grande mercato al mondo sia per consumo, con oltre 1,4 miliardi di consumatori, sia per occupazione, con una forza lavoro superiore al 65% della popolazione e un’età media inferiore ai 28 anni. È il quinto Paese al mondo per Pil (era al 13° posto nel 2000) e si prepara a raggiungere il terzo posto nel giro di tre anni, complice uno dei tassi di crescita più elevati nel pianeta, superiore al 5% annuo. Ed è pure la quarta piazza mondiale per valore di Borsa (con mercati raddoppiati in valore dal Covid a oggi) e la terza per flussi di investimenti diretti esteri. Stiamo parlando dell’India, un “subcontinente” tanto dinamico quanto complesso da affrontare, come è emerso a Bologna, in occasione dell’incontro organizzato da IICCI (the Indo-Italian Chamber of commerce and industry), dalla società di consulenza Bonfiglioli, con la sua controllata Octagona specializzata nell’internazionalizzazione in India (dove opera dal 2002 con più di 450 progetti all’attivo e un team stabile di 30 persone) e da ItalyX-Certified Italia Excellence, la certificazione del Gruppo24Ore e Confindustria rilasciata da Bureau Veritas alle aziende “italiane Doc”.

L’esplosione del Made in Italy nel subcontinente asiatico

Quella di Bologna è una delle tappe lungo lo stivale sostenute da IICCI, la più antica camera di commercio asiatica, che dal 1984 spinge le relazioni tra la nostra Repubblica e quella federale asiatica, suggellate dal partenariato strategico che Giorgia Meloni e Narendra Modi hanno ufficializzato nel 2023: iniziativa controcorrente in una fase di protezionismi e guerre commerciali, nella convinzione che l’India rappresenti oggi per il Made in Italy le opportunità di sviluppo più interessanti. «I rapporti Italia-India hanno fatto un enorme avanzamento sul piano sia economico-commerciale sia politico-strategico, con collaborazioni strutturate in campi quali difesa, cyber, spazio, transizione energetica e anche mobilità, che consentirà un flusso di migranti regolari dall’India, tema di cui si discuterà prossimamente a Roma», spiegano l’ambasciatore di Italia in India, Vincenzo de Luca, e il presidente della camera di commercio italo-indiana, Alessandro Giuliani.

Manifattura avanzata, macchinari, componentistica, transizione energetica e anche beni consumo (interior design, moda, alimentare) sono i settori su cui l’Italia può giocarsi le carte migliori, «ma l’India è un investimento a medio-lungo termine che richiede alle nostre aziende di strutturarsi e di avere pazienza, è un sistema economico, finanziario, sociale e culturale molto diverso dal nostro in cui non ci si può improvvisare», avverte il dg di IICCI, Claudio Maffioletti, snocciolando numeri: negli ultimi due anni il numero di imprese italiane insediatesi in India è aumentato esponenzialmente, oggi ci sono oltre 800 società presenti e più di 25mila occupati, l’export è schizzato in dieci anni da 3 a 5,2 miliardi di euro, trainato da meccanica, chimica, metalli e l’Italia oggi è il terzo partner europeo, dopo Regno Unito e Germania.

La scalata della manifattura emiliana a Delhi

Octagona è diventata in 22 anni di attività in India il primo partner per l’internazionalizzazione delle aziende emiliano-romagnole (ne affianca stabilmente una cinquantina), ha uffici a Pune, New Delhi, Bangalore (l’area più avanzata per insediamenti all’insegna dell’hi-tech), collaborazioni consolidate con Sace, Simest, consolati e banche. I numeri lo confermano: il mercato indiano è arrivato a rappresentare il 10% delle transazioni import ed export per il Global Transaction Banking di Bper, istituto di credito di riferimento in regione; l’export dell’Emilia-Romagna verso l’India è aumentato dal 2019 a oggi del 60%, +11,2% solo nell’ultimo anno e i distretti manifatturieri (su tutti il mobile imbottito di Forlì) hanno messo a segno un record del +54,5% nel 2023, secondo il Monitor Intesa Sanpaolo.

«Abbiamo un grande vantaggio competitivo in India sugli altri Paesi: noi italiani stiamo simpatici agli indiani e loro amano lavorare con noi, il nostro design, i nostri marchi; la capacità di spesa degli indiani sta aumentando enormemente, la classe media supererà i 168 milioni di nuclei familiari nel 2030, Mumbai è già oggi la prima città al mondo per numero di miliardari», spiega Alessandro Fichera, ceo di Octagona e direttore della divisione International di Bonfiglioli Consulting.

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