Il potenziale più che significativo è certificato dai numeri che Aero, l’associazione delle energie rinnovabili offshore all’interno della quale sono riuniti i principali big del settore, ha presentato alla Camera dei deputati, in occasione del convegno nazionale: 90 Gigawatt di richieste di connessione sul tavolo di Terna per nuovi progetti nell’eolico in alto mare (101 GW per impianti sulla terraferma). A conferma che l’Italia può acquisire un ruolo da protagonista a livello industriale nello sviluppo di questo tassello. Affinché le istanze non restino, però, solo sulla carta sono necessarie alcune condizioni che l’associazione tornerà a ribadire per sollecitare risposte chiare da parte dei decisori politici.

Potenziale di 8,5 GW al 2030

«Serve maggiore fiducia nei confronti delle rinnovabili dal mare – spiega a Il Sole 24 Ore il presidente dell’associazione, Fulvio Mamone Capria–-. Il nostro potenziale di produzione di energia green dai primi impianti di eolico offshore in Italia potrebbe arrivare a 8,5 GW già al 2030, ovvero il 7% del fabbisogno elettrico. Ma, per raggiungere questi risultati, sarà necessario che tutti facciano la loro parte e la facciano ora».

Secondo Aero occorre innanzitutto individuare i porti idonei per la realizzazione degli hub infrastrutturali per la produzione delle fondazioni galleggianti e per il posizionamento degli aerogeneratori, nonché definire al più presto le risorse pubbliche per adeguare le banchine alle portate necessarie per implementare correttamente una moderna logistica a servizio delle attività di installazione. Servono, quindi, degli step propedeutici allo sviluppo delle energie green offshore come peraltro prevedono i decreti approvati lo scorso anno dal Governo. Che, vale la pena di ricordarlo, dovrà indicare nel nuovo Piano nazionale integrato energia e clima, la cui versione definitiva dovrà essere inviata entro il 30 giugno a Bruxelles, il target al 2030 (nell’ultima bozza in circolazione l’asticella è fissata a 2,1 GW).

Gli incentivi del Fer 2

«Occorre aprire un confronto con il Governo per rafforzare le dinamiche legate ai costi di connessione tra mare e terra e valutare nuove misure a supporto di tecnologie innovative. E sarà inoltre necessario confrontarsi con il Gse sul tema delle future gare per l’assegnazione degli incentivi del Fer2», aggiunge Mamone Capria, con riferimento a quanto stabilito dal decreto Fer2, nel quale si prevede di incentivare fino a 3,8 GW di impianti entro il 31 dicembre 2028.

Insomma, il settore è pronto a fare la sua parte ma chiede certezze a livello normativo soprattutto «dopo le recenti proposte di norme e leggi che l’esecutivo si appresterebbe a varare e che metterebbero in discussione i diritti acquisiti da decine di proponenti che ha già investito ingenti risorse per presentare progetti al Mase», conclude il presidente di Aero, «con il rischio, non remoto, di numerosi contenziosi legali».

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