Cala il sipario sul G7 e si alza quello su Bruxelles. Giorgia Meloni chiude la sua “giornata storica“ a bordo della golf Car di Papa Francesco e saluta Borgo Egnazia per partecipare in Svizzera alla conferenza di pace per l’Ucraina. La premier si dice orgogliosa per il lavoro svolto, per “aver stupito il mondo“ e “tracciato la rotta“ . Nella dichiarazione finale si fa esplicito riferimento al piano Mattei e alla necessità di una cooperazione con l’Africa per incrementare gli investimenti e frenare i riflessi migratori.

Cala il sipario su Borgo Egnazia, carte ancora coperte sulla trattativa per i prossimi vertici Ue

Ovviamente la premier non fa alcun accenno alla partita che si aprirà già lunedì 17, quando a Bruxelles si terrà la cena informale dei 27 leader europei in vista del consiglio di fine mese. Per quella data è infatti attesa l’indicazione del futuro presidente della commissione. O meglio, stando a quanto riportano i boatos che rimbalzano a Roma dalla Capitale dell’Europa, si dovrebbe continuare a parlare al femminile. In pole position resta infatti la candidatura per il bis di Ursula von der Leyen. La spitzkandidaten del Ppe era presente a Borgo Egnazia assieme al presidente uscente del consiglio europeo Charles Michel in qualità di invitati permanenti del G7. Solitamente durante i summit, i vertici di Bruxelles e i tre leader europei presenti tra i Grandi – Italia Francia e Germania – tengono un briefing tra loro. Questa volta a Borgo Egnazia non c’è stata invece alcuna riunione. Non poteva del resto essere altrimenti visto che tutti in questo momento preferiscono tenere le carte coperte.

I rapporti Meloni-von der Leyen

Vale anche per Meloni. Non è dato sapere se la premier si sia intrattenuta con von der Leyen. Il rapporto tra le due fino a qualche tempo fa era ottimo. Forse lo è ancora. Tuttavia se è così entrambe evitano di manifestarlo. Soprattutto nelle occasioni pubbliche. Lo si è visto anche all’arrivo della presidente della commissione a Borgo Egnazia. Rispetto al passato il saluto tra le due è stato molto più formale e hanno evitato di parlarsi anche in occasione della cerimonia delle bandiere svoltasi sul prato del golf club di fronte al resort per la foto di famiglia del G7. E certo non ha aiutato il gelo tra Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron scatenato dallo scontro sul riconoscimento del diritto all’aborto. Tutte e due però hanno interesse a chiudere quanto prima la partita.

Meloni cerca un ruolo da protagonista per l’italia

Meloni – lo ha detto esplicitamente – cerca un ruolo da protagonista per l’Italia, che significa avere un posto che conta come un vice presidente con deleghe pesanti (la concorrenza per esempio). Questo Non si traduce automaticamente nell’appartenenza a un’eventuale maggioranza. Del resto è già successo. Con von der Leyen nel 2019 fu eletto con i voti della cosiddetta maggioranza Ursula ossia Ppe, socialisti e i liberali di Renew a cui però in occasione del voto per l’elezione della presidente si aggiunsero occasionalmente i polacchi del Pis, il partito di destra dell’ex premier Morawieckj, ora scalzato dal popolare Donald Tusk, e anche dal Movimento cinque stelle di Giuseppe Conte (anzi allora ancora di Beppe Grillo). Un accordo momentaneo che garantì a Ursula la presidenza della commissione. Nonostante i tre gruppi che l’appoggiavano apertamente avessero una maggioranza larga, molti furono i franchi tiratori e senza i voti in soccorso del Pis e di M5s non ce l’avrebbe fatta. Scenario che si ripete anche stavolta. Anzi i numeri a disposizione di von der Leyen rispetto al 2019 sono ancora più risicati. attualmente la maggioranza Ursula dispone di 402 seggi. Per essere eletta ne servono 361. Senza un soccorso esterno che neutralizzi i franchi tiratori, il rischio flop è altamente probabile. Ed è qui che Meloni potrebbe alzare “il prezzo“.

La premier potrebbe ettendere l’esito delle elezioni francesi per calare le sue carte

A meno che non abbia ragione chi sostiene che la premier italiana potrebbe attendere le elezioni francesi e la probabile vittoria di Marine Le Pen per tentare un ribaltamento e realizzare quella unione delle destre a cui ambisce il suo alleato Matteo Salvini e soprattutto la leader di Rassemblement national. Che Il vicepremier del Carroccio lo auspichi è comprensibile visto che rischia di rimanere anche stavolta mero spettatore. E altrettanto comprensibile è che lo voglia Le Pen per aiutarla così a rimuovere il cordone sanitario che le è stato stretto attorno anche per il suo posizionamento pro Putin da cui si è distaccata solo recentemente. Meloni però non avrebbe molto da guadagnare. Attualmente detiene nel suo gruppo – ECR – la maggioranza relativa una coabitazione con Le Pen le toglierebbe lo scettro visto che la leader francese ha ottenuto più seggi di Fratelli d’Italia. I tempi della verifica comunque sono imminenti tutto si gioca in una decina di giorni. Meloni parteciperà alla conferenza di pace per l’Ucraina in Svizzera e poi virerà su Bruxelles. Solo allora comincerà a calare le carte.

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