Lotta per mantenere la sua identità e potenzialità pur nell’abbraccio con la Cina, visto che ne diventerà parte, a pieno titolo, entro il 2047. Hong Kong, l’ex colonia britannica passata di mano da Londra a Pechino nel 1997, è un hub cruciale che non sarà facile abbandonare per chi tradizionalmente l’ha vista come la Porta d’Oriente.

Le nuove rotte di Hong Kong, tuttavia, dipenderanno molto da come saprà gestire la navigazione in mare aperto, in pratica, l’ignoto.

Rendite scontate

Un’indicazione unanime, questa, che viene dai relatori della tavola rotonda che si sono concentrati, ognuno secondo il proprio expertise, sul “quo vadis?” della porzione ancora oggi più occidentale della Cina moderna.

«A livello di logistica – dice Silvia Tagliaferri, commercial operations director Cargoplus, con una vasta esperienza nel trasporto del Far east – Hong Kong ha ancora grandi potenzialità ma deve, in generale, evitare di fare il grosso errore fatto in passato, cioè pensare che certe rendite di posizione potessero durare per sempre. A Hong Kong serve maggiore consapevolezza del futuro. La logistica vanta punti di forza unici, come il ponte Zhuhai Hong Kong Macao. Ma le rendite di posizione non ci sono più per nessuno».

Nuovi temi

Silas Chu, direttore Europa di HKTDC, l’ente che promuove all’estero la Regione speciale, ha infatti snocciolato tutte le nuove opportunità offerte dal Governo di Hong Kong, si sta decisamente puntando su settori che acquistano sempre nuova rilevanza, dalla cultura al leisure al lusso. Una carrellata completata da Gianluca Mirante, direttore HKTDC Italia, Grecia, Cipro e Malta. «La sanità è un settore in rapida crescita – ha detto Mirante – un qualcosa che prima non esisteva ma che può essere un utile elemento di scambio».

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