“La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”. Lo scriveva 74 anni fa Robert Schuman nella storica e omonima dichiarazione che proponeva la creazione di una comunità europea del carbone e dell’acciaio, la Ceca. Da quel discorso prese l’avvio dell’Unione europea che conosciamo oggi, un’Unione europea a 27 paesi membri e nove candidati. una moneta unica, un mercato unico e, una guerra alle sue porte, quella in Ucraina. Una sfida che non è l’unica.

La prima è la sicurezza difesa europea comune: l’Ue non ha una forza militare unificata sotto un unico comando. Gli eserciti nazionali cooperano, ma sull’Ucraina le posizioni divergono.
La proposta degli eurobond per la difesa europea ha spaccato a metà l’unione, con Italia e Francia, a favore, e la Germania che guida gli scettici. L’Ungheria è sempre stata più fredda nel sostegno militare all’Ucraina, non a sorpresa è contraria a usare gli extraprofitti russi per aiutare Kyiv.
E anche sull’invio di truppe in Ucraina, non c’è unità: da un lato, la Francia guida i paesi che invierebbero soldati, dall’altro la Germania, col fronte opposto.

La seconda sfida: un piano di investimenti pubblici e strategie per la competitività per fronteggiare una Cina sempre più aggressiva. I fondi di NextGenerationEu andranno spesi entro il 2026. E già ci sono i paesi frugali che non vogliono sentir parlare di un nuovo indebitamento comune. 

La terza sfida: il green deal e come affrontare la transizione energetica perché si possa affrontare il cambiamento climatico, con politiche agricole sostenibili anche per gli agricoltori, già sul piede di guerra nei mesi scorsi. 

La quarta: la digitalizzazione, e le strategie sull’intelligenza artificiale. E poi, le politiche sulle migrazioni: ci sono fratture all’interno dell’Unione che durano da anni. Sfide che la maggioranza che uscirà dalle urne del 9 giugno dovrà affrontare.

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