C’è chi va via e chi torna. Rosaria Vilardo, per tutti Sara, ha 52 anni, da 30 è infermiera, vive e lavora a Caltanissetta. È una di quelle professioniste che, in controtendenza con l’attualità, dopo più di 10 anni di servizio nelle Asl del Nord Italia, insieme al marito, infermiere anche lui, ha deciso di tornare nella sua terra di origine, facendo ciò che fanno tutti gli infermieri: porsi in ascolto di chi ha bisogno per dare risposte soprattutto nel caso di malattie rare.

A Caltanissetta c’è un’altissima concentrazione di pazienti affetti da talassemia e emoglobinopatie, patologie dalle quali non si guarisce, con le quali si convive, meglio se con servizi dedicati che forniscano assistenza continua. L’Unità Operativa Semplice Dipartimentale Talassemia è uno di questi servizi cui si rivolgono per le cure 94 pazienti, ed è nato 10 anni fa anche grazie alla lungimiranza di Rosaria che ha accolto l’ordine di servizio arrivato a dicembre 2013. Ad accompagnarlo una frase: “Sono pazienti particolari, si prenda cura di loro”. Era il 2013 e Rosaria da allora non ha mai smesso. Ha avviato, nel vero senso della parola, il progetto dell’Unità di Talassemia. Dove per i primi mesi è stata l’unica unità infermieristica presente. Una storia di buona sanità in cui protagonisti sono i pazienti e il rapporto costante con i professionisti sanitari. “Esiste una medicina basata sulle evidenze narrative – racconta Rosaria – dove al centro c’è il paziente con il suo vissuto, con la sua storia di vita (nelle varie fasi della loro vita: bambini, adolescenti, adulti), ma anche la storia genitoriale e familiare. Tale narrazione è integrata con le sensazioni, i dubbi e le emozioni provate da noi operatori sanitari nel prenderci cura. Privilegiare il contatto empatico con il paziente, per una medicina più umana, etica ed efficace affidato un mandato che richiedeva sapere, saper fare e saper essere: il cuore, l’empatia e poi le mani”.

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