“La mia presenza in quest’Aula – che è chiamata a dettare l’agenda internazionale – intende riaffermare la ferma volontà dell’Italia di continuare a sostenere le Nazioni Unite nel suo impegno per rinnovarsi e rispondere alle nuove sfide del presente”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’intervento all’assemblea generale delle Nazioni Unite dal titolo “Italia, Nazioni Unite e multilateralismo per affrontare le sfide comuni

E ha continuato: “L’Italia opera per il dialogo: la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, la sua storia e la sua cultura ne fanno un ponte naturale tra popoli, paesi e civiltà”. Le sfide globali che “tutti affrontiamo richiedono una risposta collettiva e ordinata da parte della comunità internazionale”. 

“L’obiettivo del multilateralismo ha rappresentato il pilastro fondamentale della nostra politica estera e con orgoglio accogliamo sul nostro territorio uffici e strutture delle Nazioni Unite, da Torino a Roma, da Firenze a Trieste, a Brindisi. La sensibilità della Repubblica italiana a favore della pace, per la promozione della dignità umana e dei valori universali si esprime nell’azione costante a sostegno dei dialoghi e dei processi di stabilizzazione post-conflitto, per i diritti dei giovani e delle donne e in particolare in quelle situazioni di più grave discriminazione: non posso fare a meno di citare la condizione delle donne afgane, di quelle iraniane e del supporto alla campagna a favore dell’abolizione della pena di morte”, ha aggiunto.

Parole chiare sul Medio Oriente: “Occorre porre fine alla catena di azioni e reazioni e consentire l’avvio di un processo che ponga termine ai massacri, conduca finalmente a una pace stabile: una soluzione che passa necessariamente dall’obiettivo condiviso del pieno e reciproco riconoscimento dei due Stati di Israele e di Palestina, con il definitivo riconoscimento di Israele e della sua sicurezza da parte degli Stati della regione”. E ha aggiunto: “Il cessate il fuoco, richiesto dal Consiglio di Sicurezza con la Risoluzione 2728, l’accesso umanitario incondizionato alla popolazione di Gaza, la liberazione degli ostaggi sequestrati nel corso del disumano attacco del 7 ottobre – che, va sottolineato, rappresenta la causa scatenante di quanto accaduto successivamente – e l’immediata interruzione di tutte le attività di sostegno alle organizzazioni terroristiche, restano i cardini sui quali continuare a costruire con determinazione un’azione diplomatica comune. Il conflitto più aspro e duro non può consentire di violare le norme del Diritto umanitario, sancito dalle Convenzioni di Ginevra del 1949, a tutela delle popolazioni civili”. E sull’UNRWA: “Occorre poi considerare l’essenziale funzione svolta dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Profughi Palestinesi nel Vicino Oriente e di conseguenza l’importanza di continuare a finanziarla”.

E parlando dei conflitti nel mondo soprattutto nel Continente africano: “La risposta ai numerosi conflitti che ancora si manifestano nel continente africano passa attraverso questa capacità di rinnovato dialogo e cooperazione e dall’assunzione di una pena responsabilità da parte dei partner africani nella gestione dei processi di pacificazione e di ricostruzione dei tessuti politici e socio-economici locali. Questo è il senso anche del sostegno che l’Italia ha voluto assicurare alla risoluzione 2719 del Consiglio di sicurezza: si tratta di una prima e parziale applicazione delle proposte contenute nella nuova Agenda per la pace del segretario generale, che l’Italia appoggia con convinzione per il suo spirito innovativo basato sulle lezioni apprese nel recente passato”, ha aggiunto.

Una riflessione anche su ciò che succede in Europa: “Gli effetti della crisi si riflettono a livello globale nel rallentamento dell’agenda degli impegni per la salvaguardia del Pianeta sul terreno dell’energia e, in modo ancora più critico, sul tema delle risorse alimentari. La Fao e le altre agenzie del polo agroalimentare dell’Onu a Roma hanno contribuito a far compiere, contro la fame nel mondo, passi da gigante nell’ultimo decennio: risultati contraddetti ora dai rischi di crisi alimentare derivanti dal conflitto in Ucraina, che rischia di pregiudicare la sussistenza di milioni di persone in altre regioni del mondo, a partire da alcuni territori dell’Africa: quasi 300 milioni di persone corrono rischi di scarsità di cibo in pochi mesi”, ha aggiunto.

E parlando del sfide che attendono il mondo: “Vorrei citare le parole di un Segretario Generale delle Nazioni Unite di cui si serba un prezioso ricordo. Alla vigilia di questo Millennio, Kofi Annan ricordava come le sfide globali hanno un elemento in comune: non rispettano le frontiere e nei loro confronti anche lo Stato più forte si rivela impotente. Considerazioni che lo portavano ad affermare che oggi “più che mai nella storia umana, condividiamo un destino comune. Possiamo dominarlo solo affrontandolo insieme. E questo è il motivo per cui abbiamo le Nazioni Unite”. Sono parole di grande saggezza, che dopo due decenni, ci appaiono ancora più cruciali e ci debbono esortare verso un impegno proficuo per consolidare questa Organizzazione, e le sue regole, in grado di promuoverle e renderle effettive”. 

E sulla riforma delle Nazioni Unite: “Proprio l’obiettivo dell’inclusività è alla base della proposta dell’Italia e dei Paesi riuniti dalla sigla “Uniting for Consensus” per la riforma e la miglior rappresentatività del Consiglio di Sicurezza, volta in primis a dare spazio a regioni sottorappresentate, come l’Africa, l’Asia e l’America Latina, per rimediare a una ingiustizia storica a tutti evidente. Le istituzioni dell’Onu sono state modellate sui rapporti usciti dalla Seconda Guerra mondiale, sulla guerra. E’ tempo di plasmarle sulla pace, tenendo conto delle positive iniziative di cooperazione continentale cresciute in questi decenni, come l’Unione Africana e l’Unione Europea e di quelle in itinere in altre regioni del mondo”.

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