Nelle ore precedenti il decollo delle Frecce Tricolori non sarebbero state registrate segnalazioni relative alla presenza di volatili nell’area circostante l’aeroporto di Caselle. È questo uno degli elementi al vaglio della Procura d’Ivrea, che sta cercando di ricostruire cause ed eventuali responsabilità dell’incidente aereo costato la vita a una bambina di 5 anni, Laura.
Il procuratore capo Gabrielle Viglione e l’aggiunto Valentina Bossi procedono per disastro e omicidio colposi e da poche ore hanno notificato l’avviso di garanzia a Oscar Del Dò, il pilota della Freccia che si è schiantata a San Francesco al Campo. «Un atto dovuto», spiegano i magistrati, che trova giustificazione nella necessità di eseguire alcuni accertamenti tecnici.
Oltre al capitano Del Dò (Pony4), verranno ascoltati tutti i piloti della pattuglia acrobatica. Prima di perdere quota, Del Dò avrebbe avvisato «di avere un problema al motore» e di dover uscire dalla formazione.
Sotto la lente degli investigatori ci sono ora le misure di sicurezza adottate dall’Aeronautica e quelle programmate da Sagat, la società che gestisce l’aeroporto di Caselle e ha messo a disposizione la pista per il decollo. Da qui la lunga serie di acquisizioni documentali nella sede di Rivolto (Friuli) delle Frecce Tricolori e negli uffici dello scalo torinese.
Gli esperti dovranno anche analizzare le comunicazioni audio intercorse tra i piloti e quelle tra il capo formazione e la torre di controllo. Altri indizi potrebbero arrivare dall’analisi delle «scatole nere», che devono essere decriptate con l’impiego di software militari. Per ora l’ipotesi è che il motore possa essere andato in avaria a causa di un «bird strike», ma la conferma arriverà solo dall’analisi dei rottami sui quali dovrebbero esserci tracce degli uccelli.
Il piano sicurezza della Sagat per dissuadere i volatili dall’avvicinarsi allo scalo è dettagliato e complesso. In rete c’è traccia di un bando del 2019 con un investimento di 420 mila euro per garantire la presenza di falchi e cani addestrati. Dal documento si evincerebbe una presenza giorno e notte.
Sull’altro fronte delle indagini i carabinieri del nucleo investigativo di Torino e della compagnia di Venaria stanno cercando di ricostruire l’estatta dinamica dell’impatto fra l’Aermacchi-339 e la Ford Fiesta sulla quale viaggiava la piccola Laura Origliasso con la famiglia.
Il racconto di papà Paolo, che domenica ha lasciato l’ospedale Cto, aiuta a chiarire la dinamica della tragedia: «Ho sentito un forte sibilo e subito dopo ho visto l’esplosione nell’aeroporto». Paolo Origliasso, istruttore di guida di 49 anni, ha ricostruito nei dettagli i drammatici attimi prima dell’impatto dell’aereo con l’automobile. Uno schianto terribile che ha portato alla morte di Laura, rimasta intrappolata all’interno dell’abitacolo in fiamme. La mamma Veronica e il fratello 12enne sono rimasti ustionati e sono ancora ricoverati in ospedale, ma per fortuna le loro condizioni sono in fase di miglioramento.
Erano le 16.20 di sabato e l’auto stava costeggiando la parte finale della pista dell’aeroporto. Accanto a Paolo Origliasso c’era la moglie, mentre sul sedile posteriore viaggiavano la piccola Laura, seduta sul seggiolino ancorato sul lato sinistro, e il fratello.
La Fiesta aveva appena superato l’abitato di San Maurizio Canavese e si stava dirigendo verso la frazione di Malanghero. L’impatto con il velivolo è avvenuto all’altezza della fiancata destra, ma non è stato «devastante». Sufficiente a scaraventare la vettura sull’altro lato della carreggiata e a farla ribaltare fuori strada, in un campo di mais.
Origliasso è uscito da solo dall’auto e ha liberato la moglie e il figlio Andrea: «Poi l’abitacolo si è riempito di fiamme e fumo — ha ripetuto disperato l’uomo —. Non sono riuscito a salvare Laura. Non sono riuscito a sganciare il seggiolino».