A Roma c’è un killer che è ancora in libertà. Un dato è certo: a cinque giorni dall’omicidio di Daniele Di Giacomo i dubbi sono ancora tanti e nessuno è stato arrestato. La squadra mobile indaga tra indizi e sospetti, muovendosi a bocche cucite e smentendo le ipotesi che parlerebbero di almeno un paio di sicari, chi ha premuto il grilletto e un complice, che avrebbero consumato il delitto.
Elementi messi insieme come tessere di un puzzle, che al momento sono ancora insufficienti per concretizzarsi in un fermo. La possibilità che questo silenzio sia il preludio a una mossa delle forze dell’ordine è la speranza di molti, soprattutto dei parenti di Di Giacomo che cercano verità e hanno sete di giustizia.
L’ipotesi sentimentale
La questura e la procura si trincerano dietro il più classico “ci sono indagini in corso”. Lecito, ma col passare delle ore gli interrogativi aumentano e, soprattutto, il fatto che in un quartiere di Roma si possa uccidere un uomo e pensare di farla franca, alimenta lo stato di inquietudine nella cittadinanza.
La pista battuta, almeno in via ufficiale da chi indaga, è quella di un intreccio di relazioni personali e intime tra la vittima, la ragazza che era in auto con lui, e chi avrebbe organizzato l’omicidio. Eppure qualche punto interrogativo proprio in tal senso c’è. Negli ultimi giorni la polizia ha interrogato alcune persone. I parenti della vittima hanno subito indirizzato le indagini in una direzione precisa, quella di un ex fidanzato della ragazza.
Le indagini
L’uomo di 30 anni è stato rintracciato a casa della sorella a Fiuggi. È stato ascoltato solo come persona informata sui fatti. Nell’abitazione del fratello del 30enne, sempre a Tor Bella Monaca, gli agenti hanno trovato una pistola già poche ore dopo l’omicidio: un’arma che non sarebbe tuttavia compatibile con quella usata per uccidere Di Giacomo. Non solo. Il fatto che trentenne sia stato lasciato libero (al momento non è nemmeno indagato) lascia pensare che anche la prova dello stub per cercare tracce di polvere da sparo abbia dato esito negativo.
La pista del sicario
Chi ha premuto il grilletto potrebbe però essere stato assoldato per l’omicidio. È questa un’ipotesi che si sta facendo largo nelle ultime ore e spiegherebbe anche il motivo per cui il killer non sia stato ancora individuato e arrestato. A sparare, dunque, potrebbe essere stato qualcuno che la vittima e la ragazza che gli sedeva accanto nel suv in realtà non conoscevano. Un sicario assoldato sotto pagamento da chi ha voluto la morte di Di Giacomo.
I dubbi
A questo punto i dubbi aumentano: possibile che il movente dell’omicidio sia legato invece a questioni riguardante qualche affare in sospeso, un regolamento di conti diverso rispetto a quello relativo agli intrecci amorosi tra i protagonisti della vicenda?
Di Giacomo aveva avuto guai con la giustizia in passato, poi aveva messo la testa a posto, aprendo una concessionaria in via Latina. Vendeva auto usate di grossa cilindrata e noleggiava Audi, Bmw e Mercedes. Quindi un altro elemento da tenere in considerazione: nella famiglia della ragazza che era con lui due parenti stretti sono stati arrestati per traffico di stupefacenti. L’ipotesi di un sicario assoldato e gli intrecci di parentele e conoscenze negli ambienti criminali di Tor Bella Monaca tengono aperte tutte le piste, non solo quella sentimentale.