Lo studio sull’impatto economico e occupazionale della nautica italiana presentato a Milano conferma e rafforza un quadro noto da tempo, del quale non si parla però abbastanza: il settore ha da anni una leadership globale in alcuni segmenti (in primis negli yacht di lunghezza superiore ai 24 metri, i cosiddetti superyacht), cresce più velocemente del Pil del Paese (ovvero del 6% nel biennio 2021-2022) e ha enormi potenzialità inespresse.

Primato nel primato

A commentare i dati dello studio Altagamma-Deloitte è stata in primis Giovanna Vitelli, vicepresidente di Altagamma per il settore nautico e presidente di  Azimut-Benetti , gruppo che alla fine del 2023, per la ventiquattresima volta, è risultato primo nella classifica mondiale di Boat International nel segmento superyacht, con una quota di mercato globale del 14% e un valore della produzione di 1,3 miliardi di euro (nella foto in alto, il Benetti B.Now, yacht da 50 metri). «L’analisi mostra non solo la rilevanza dell’industria nautica italiana, ma anche le potenzialità inespresse di un comparto con notevoli margini di crescita», ha spiegato Giovanna Vitelli, sottolineando un altro dato emerso dallo studio presentato da Tommaso Nastasi, senior partner di Deloitte. «Nonostante il nostro Paese sia leader mondiale nella costruzione di superyacht, solo il 6% di essi batte bandiera italiana e questo inibisce l’effetto benefico che si potrebbe generare sul territorio – ha aggiunto la presidente di Azimut-Benetti –. Da qui la necessità di intervenire per accrescere l’attrattività della bandiera italiana, del charter sulle nostre coste, assimilandone l’Iva all’attività alberghiera, nonché delle nostre marine, vere mete del turismo nautico».

I numeri della nautica italiana

La nautica da diporto rappresenta un pilastro strategico per l’Italia, con un impatto complessivo di circa 27,7 miliardi e 157mila occupati, attivando le filiere complementari del turismo e del Made in Italy, con un effetto moltiplicatore economico totale di quasi 2,7 volte e uno occupazionale implicito di 6 volte, ha spiegato Tommaso Nastasi, senior partner di Deloitte. Valori che provano la necessità di aprire il dibattito in merito alle principali opportunità di crescita del settore e di tutta la sua filiera, con un’attenzione particolare allo sviluppo delle attività connesse all’utilizzo delle imbarcazioni, che oggi vale oltre la metà del valore dell’impatto complessivo. Nel dettaglio, ha aggiunto Nastasi, possiamo distinguere tra impatto upstream (filiera a monte) e downstream (filiera a valle).

La forza manifatturiera

La cantieristica nautica new build italiana – che rappresenta il 50% del portafoglio ordini globale di superyacht – si caratterizza per l’impiego di attività altamente professionali con elevato know-how e competenze tecniche, che le hanno permesso di generare un impatto economico e occupazionale complessivo di circa 11,4 miliardi coinvolgendo oltre 54mila occupati tra diretti, indiretti ed indotto.

I vantaggi per il territorio

Un contributo ancora più rilevante viene dall’impatto che turismo nautico e flotte hanno sui territori. L’Italia si conferma una destinazione rilevante nel panorama internazionale sia durante la stagione invernale, anche a fronte delle eccellenze manifatturiere che operano nel settore del refit, sia durante la stagione estiva grazie all’unicità e attrattività delle coste del Paese. L’impatto economico totale della flotta, generato per un terzo dal valore dalla spesa turistica sul territorio, è di 16,3 miliardi. Una delle principali opportunità di espansione dell’indotto legato al turismo nautico – spiega lo studio Altagamma-Deloitte – deriva di conseguenza dallo sviluppo delle strutture portuali. Solo il 30% dei posti barca disponibili in Italia si trova in marine attrezzate e adatte a ospitare yacht e superyacht con servizi tecnici e turistici adeguati all’utenza relativa.

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