La malattia renale cronica affligge il 10 % della popolazione mondiale e interessa attualmente più di 800 milioni di individui. Sempre più diffusa, è fondamentale la diagnosi precoce e l’individuazione dei soggetti a rischio per modificare efficacemente sia lo stile di vita sia per attuare le terapie farmacologiche necessarie a contrastarne l’insorgenza e a rallentarne la progressione”. Lo afferma Annalisa Noce, professore associato di Nefrologia presso l’Università degli Studi di Roma, Tor Vergata.

“Negli ultimi 20 anni, la malattia renale cronica ha rappresentato una causa emergente di mortalità. Infatti, si stima che nel 2040 diventerà la quinta causa di morte al mondo – spiega Noce – È maggiormente prevalente nei soggetti anziani, nelle donne, nelle minoranze etniche e nei soggetti affetti da diabete mellito e da ipertensione arteriosa. Pertanto è fondamentale mettere in atto strategie finalizzate a sensibilizzare la popolazione alla sua prevenzione e alla sua diagnosi precoce. Spesso la malattia renale cronica è asintomatica e rimane misconosciuta anche per anni. Per porre la sua diagnosi è necessario sottoporsi a un prelievo ematico, al fine di determinare la velocità di filtrazione glomerulare, e ad un esame delle urine, per valutare la presenza di albuminuria o proteinuria”.

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