Il nuovo Patto di stabilità e crescita ha incassato, a Strasburgo, il via libera del Parlamento Ue. Ora è all’ultimissimo miglio prima di entrare in vigore. Il testo cambia le regole del gioco nella governance economica mantenendo da un lato i parametri del 3 e del 60% per il deficit e per il Pil ma concedendo dall’altro dei piani di rientro più graduali per i Paesi ad alto debito.

Il nuovo Patto cerca di mantenere dei parametri rigidi per il rientro dal debito e dal deficit, introduce sul deficit la soglia dell’anti-crisi dell’1,5% del Pil ma concede qualcosa a Paesi come Italia, Belgio, Grecia, Francia o Spagna, che hanno debiti elevati. I governi potranno concordare con Bruxelles un piano di rientro che va da 4 a 7 anni in cambio della messa in campo di riforme per crescita e conti sostenibili. Il taglio annuale del debito, per chi è sopra la soglia del 90% del Pil, resta dell’1% annuo. Sul deficit, i Paesi che sforano il 3% sono chiamati ad una riduzione dello 0,5% annuo ma con un periodo transitorio che arriva fino al 2027 e nel quale la percentuale potrà essere ridotta.

Intervenuto in aula alla Camera in occasione della discussione sul Def, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ricordato che il nuovo Patto di stabilità «è sicuramente un compromesso, non è la proposta che il sottoscritto aveva portato avanti in sede europea», ma rappresenta comunque «un passo in avanti rispetto alle regole di bilancio che sarebbero tornate in vigore nel 2025». «Certamente – ha poi aggiunto – questo patto di stabilità e crescita non risponde esattamente ai criteri di coloro che pensano che la crescita dipenda dal modello “Lsd”, cioè lassismo, debito e sussidi. Continuo a pensare che il modello della crescita è quello che ha fatto grande questo Paese nel dopoguerra che è quello che passa per sacrificio, investimento e lavoro».

Il 19 giugno il verdetto Ue, l’Italia rischia l’apertura di una procedura per disavanzo

Il 19 giugno l’Ue deciderà sulle procedure per disavanzo. «Guardando ai dati Eurostat si può avere un’anticipazione della potenziale decisione», ha spiegato il commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni sottolineando, tuttavia, che tale decisione verrà presa solo a giugno. Ovvero, dopo le Europee. L’Italia, con il 7,4% del deficit appena certificato dall’Eurostat, è ad altissimo rischio. «II Paese continua a far fronte a vulnerabilità legate a debito, deficit e crescita della produttività», si legge nelle conclusioni degli esami approfonditi della Commissione Ue sugli squilibri macroeconomici dei 27. È proprio il superamento «non temporaneo» della soglia del 3% nel rapporto deficit-Pil, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, a rendere «molto probabile» l’avvio di una procedura per disavanzo eccessivo da parte dell’Ue nei confronti dell’Italia.

Nei prossimi mesi il Piano strutturale e di bilancio di medio termine

Il Def non riporta lo scenario programmatico. La sua presentazione, coerente con le nuove regole europee e con l’orizzonte quinquennale che sarà necessario adottare, è stata rinviata alla presentazione del Piano strutturale e di bilancio di medio termine, che dovrà avvenire nei prossimi mesi.

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