Il verde intenso degli alberi testimonia la vicinanza del Tevere, che scorre a poca distanza dall’ingresso della manifattura di maglieria Prada di Torgiano, circa 8 km a sud di Perugia, struttura di 9mila mq immersa in 15mila di parco. Una superficie quasi triplicata, con due interventi, dal 2001, l’anno in cui il gruppo milanese rilevò la sede del maglificio Mas. Vil., per sostenere la crescita di una categoria che l’ad Andrea Guerra, in occasione dell’inaugurazione dell’espansione della manifattura, ha definito «straordinaria».

La manifattura Prada di Torgiano (Perugia). Credit: Gabriele Croppi

Dai 39 dipendenti di quasi 25 anni fa, oggi nel maglificio Prada a produrre capi di abbigliamento, come elementi che arricchiranno calzature e accessori, ci sono 214 persone, per il 72% donne e per il 16% under 35. Fra il 2019 e il 2022 il gruppo ha investito 210 milioni per ampliare e rendere più efficienti i suoi stabilimenti, oggi 26 nel mondo, di cui 23 in Italia, che danno lavoro a oltre 3.500 persone dei suoi quasi 15mila complessivi: «Per lo sviluppo industriale nel 2024 abbiamo stanziato altri 60 milioni, escluse le acquisizioni, che restano un elemento importante – ha notato Guerra –. L’Italia è il nostro centro di riferimento e pensiamo che riuscire a dare stabilità generazionale a tante di queste Pmi sia parte del nostro ruolo imprenditoriale e anche una nostra responsabilità. Non escludiamo altre acquisizioni qui in Umbria». Nel giro degli ultimi tre anni, infatti, il gruppo Prada ha rafforzato la sua filiera rilevando quote di aziende manifatturiere d’eccellenza come Filati Biagioli Modesto (insieme al gruppo Zegna), Superior Spa e, sempre con il gruppo Zegna, di Luigi Fedeli e Figlio, specializzata proprio nella produzione di maglieria.

Lavorazione a crochet

Lo storico distretto umbro della maglieria continua dunque a prosperare, pur se l’industria del lusso deve confrontarsi con il tema dell’attrazione dei talenti. Nelle tre aree dello stabilimento mani e macchine lavorano insieme: alcune, pur risalenti agli anni Cinquanta, sono ancora necessarie per realizzare quelle lavorazioni che impreziosiscono la maggior parte dei 1.500 capi quotidianamente prodotti a Torgiano, dove nel 2023 sono state assunte 65 persone, con altre 30 in arrivo quest’anno. Per imparare a eseguire alla perfezione fasi di produzione come il rimaglio possono occorrere anche 5 anni. «Bisogna lavorare sulla comunicazione per far percepire l’attrattività di questi mestieri – ha sottolineato Lorenzo Bertelli, responsabile marketing e della Corporate Social Responsibility del gruppo fondato dai genitori –. Con la Prada Group Academy (progetto di formazione interna nato all’inizio degli anni Duemila, nda) vogliamo mettere in contatto le generazioni e favorire il passaggio dei saperi». Alla domanda se il calo demografico potrebbe avere ripercussioni negative sulla disponibilità di talenti, l’ad Guerra ha risposto: «Non sono preoccupato, i talenti ci saranno sempre. E il contributo dei migranti è cruciale»

Nella strategia industriale del 2024 rientra, fra l’altro, l’apertura di uno nuovo sito per la sartoria a Senigallia (anche in questo caso recuperando un edificio industriale in disuso, quello della ex fabbrica di altoparlanti Ciare) e di uno a Piancastagnaio (Siena) dedicato alla pelletteria, un comparto che però secondo Confindustria Moda nel primo trimestre dell’anno ha registrato un importante aumento delle richieste di cassa integrazione: «Non siamo preoccupati, anzi, forse accelereremo – ha spiegato Guerra –, non solo per l’aumento della richiesta dei nostri prodotti, ma anche per la maggiore disponibilità di risorse umane conseguente a questa congiuntura. La pelletteria in generale sta vivendo una nuova normalità dopo il boom degli scorsi anni».

Dopo un 2023 con ricavi netti per 4,7 miliardi (+17% rispetto al 2022) il gruppo Prada ha chiuso il primo trimestre 2024 con ricavi netti per 1,187 miliardi, +16% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, anche grazie al successo di Miu Miu (+89%) e in crescita a doppia cifra in quasi tutti i mercati (le Americhe registrano +5%) e con punte del +46% in Giappone.

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