Uno scenario geopolitico complesso affastellato di criticità in cui si scorge qualche spiaraglio di ottimismo. E’ quello descritto da Romano Prodi, presidente della Commissione europea dal 1999 al 2004, intervenuto al Festival dell’Economia di Trento nel Forum “Quo vadis Europa”.
Le crisi in corso non possono certo essere oscurate e il ruolo dell’Europa potrebbe essere più centrale. «Sul Medioriente ci siamo quasi assentati, ci fa solo emozionare. L’Europa non ha azione politica verso il Medioriente», ha spiegato Prodi. Le elezioni europee, in programma tra poche settimane costituiranno un passaggio importante per definire nuovi equilibri interni alla Ue, ma i cittadini del Vecchio continente, nei momenti cruciali, si confermano europeisti : «Quando la gente vota, alla fine vota “sì Europa, perché indietro non si può tornare. La sfida è questa: o decidiamo noi europei o saremo irrilevanti ».

Brexit, come un vaccino

Il contesto internazionale è complesso, vero, ma « la Brexit è stata come un vaccino. Il premier ungherese, Viktor Orban, può fare tutto quello che vuole ma non va via dell’Europa. Proprio così, la Brexit è stata come un vaccino. Ha allontanato le fantasie di uscire dall’Unione ».Qualcuno aveva sollevato dubbi sull’allargamento della Ue, « ma 17 anni dopo – dice Prodi – mi hanno dato ragione. Il problema della Sicurezza non è irrilevante, ma molti Paesi di ingresso recente, hanno sensibilmente migliorato le loro condizioni economiche ». E’ prevedibile immaginare che l’allargamento vada avanti e i primi candidati sono i Paesi della Ex Jugoslavia e l’Albania. « Più critica la situazione di Georgia e Ucraina. Qui ci sono problemi economici e politici ».

Le tensioni con la Cina

Al di là dell’Atlantico le criticità non si stemperano. Soprattutto nelle relazioni con la Cina. « Donald Trump ha iniziato una tensione politica molto forte con la Cina e Joe Biden l’ha seguito aggravando la situazione. Il problema dell’isolamento americano è un problema reale». Il quadro europeo è più sfumato: «In Europa è diverso il linguaggio delle imprese da quello della politica nei confronti della Cina – ha aggiunto Prodi -. I tedeschi sono molto più prudenti perché non vogliono perdere il mercato cinese. Vedremo cosa succederà con l’insediamento del nuovo Parlamento europeo».

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