Sondrio per i bambini, Gorizia per i giovani e Trento per gli anziani. Sono queste tre province italiane a garantire una migliore qualità della vita alle rispettive fasce d’età. E a trionfare, di conseguenza, nell’edizione 2024 degli Indici generazionali del Sole 24 Ore. La Qualità della vita di bambini, giovani e anziani, giunta alla quarta edizione, è stata presentata ieri in anteprima al Festival dell’Economia di Trento: le classifiche misurano le risposte dei territori alle esigenze specifiche dei tre target generazionali più fragili e insieme strategici, i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute.

LE CLASSIFICHE IN SINTESI

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In testa conferme e debutti

L’indice della Qualità della vita dei bambini premia Sondrio che, rispetto all’edizione 2022, è protagonista di un balzo significativo verso l’alto (i bruschi cambiamenti di posizionamento possono essere imputati all’inserimento di nuovi indicatori) complici posizionamenti elevati negli indicatori che fotografano la competenza numerica e alfabetica non adeguata – che in Valtellina è ridotta – e nell’indice Sport e Bambini. Sul podio anche Ravenna e Trieste, tallonate da Gorizia. A garantire maggiore benessere ai giovani, invece, è proprio Gorizia seguita da Ravenna, già vincitrice nel 2023 e quest’anno doppia medaglia d’argento, e Forlì Cesena.

La top 10 di questo indice continua a essere presidiata dalle province emiliano-romagnole – a quelle citate si aggiungono Ferrara e Piacenza – che, come nelle precedenti edizioni, confermano performance generalmente positive. Trento mantiene salda la leadership per qualità della vita degli anziani. Che vede una forte presenza delle province del Nord in testa alla classifica, con la prevalenza indiscussa di tre regioni: Trentino Alto Adige, Lombardia e Veneto. Tra le prime dieci classificate, infatti, ci sono tre province lombarde (Como, che si trova al 2° posto, Cremona , al 3° posto, e Lodi), quattro venete ( Treviso, Vicenza, Padova e Verona) oltre alla citata Trento e a Bolzano. Ciascuno degli indici sintetici è calcolato su 12 parametri statistici, forniti da fonti certificate (tra cui Istat, Infocamere, Iqvia, Siae, ministero dell’Interno) in grado di raccontare il livello di benessere nei territori.

Tra le nuove voci inserite quest’anno ci sono gli utenti dei servizi sociali comunali e la partecipazione civile degli over 50, questa elaborata dal Centro Studi Tagliacarne, nell’indice dedicato agli anziani; le trasformazioni in contratti a tempo indeterminato di rapporti di lavoro in essere e l’imprenditorialità under 35 per l’indice dei giovani; il numero di progetti finanziati con fondi Pnrr nell’istruzione e i fruitori di servizi comunali all’infanzia per l’indice dei bambini. Questo lavoro, nato come progetto sperimentale e in via di consolidamento, seppure ancora limitato dalla carenza di dati territoriali capaci di raccontare queste specificità, verrà incluso nella classifica di fine anno, la 35esima edizione della Qualità della vita.

Il Sud e le grandi città

Gli indici generazionali, al netto di alcuni exploit, restituiscono dinamiche ormai consolidate nella “distribuzione” del benessere territoriale in Italia. Quasi sempre, infatti, le province del Sud si trovano in coda alla classifica (che, va detto, nel caso degli anziani, è chiusa anche quest’anno da Lucca). In linea con le edizioni precedenti, poi, l’indagine per fasce di età fotografa performance medie, se non basse, delle grandi aree metropolitane. Che sono particolarmente negative quando si parla di benessere dei giovani: ad eccezione di Bologna (14° posto) e Firenze (33ª), le grandi città italiane si posizionano tutte da metà classifica circa – con Milano, 45ª in forte ascesa rispetto al 2022 – in poi. Bari, Catania, Napoli, Palermo e Roma (98ª) registrano i punteggi peggiori.

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