Operazioni sulle rinnovabili oltre 50 GW nel 2023 e investimenti potenziali per 80 miliardi di euro (il doppio rispetto al 2022). Un processo autorizzativo più snello, con progetti approvati in aumento del 73%, ma ancora non abbastanza per tenere il passo degli obiettivi green. Un sensibile aumento dei costi, «che rende imprescindibile un aumento delle tariffe per il successo delle aste» sui nuovi impianti. È stato presentato il 26 giugno a Roma, con un evento in media partnership con Il Sole 24 Ore, l’Irex Annual Report 2024: un documento del think tank Althesys, guidato dal professor Alessandro Marangoni, considerato un punto di riferimento per l’industria verde.

Per il 2024 stima di 7,1 GW di capacità installata

Quest’anno – sottolinea lo stesso Marangoni – ci attendiamo che in Italia possano essere installati 7,1 GW di rinnovabili dopo gli oltre 5 GW dell’anno scorso e i 3 GW raggiunti a maggio: sotto, dunque, gli 8 GW previsti dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, e i 9-10 GW richiesti dal Pniec.

Il tema è in ogni caso di fortissima attualità. Se da una parte – grazie anche all’idroelettrico record – l’Italia viaggia stabilmente sopra il 50% di elettricità prodotta da fonti green, dall’altra «il settore è messo a dura prova da un combinato disposto di fattori critici: un quadro macro difficile, l’alto livello dei tassi, i rincari dei materiali e le incertezze normative, a partire dal Decreto Aree Idonee e dal Dl Agricoltura», fa notare Marangoni. Tanti punti interrogativi scontati anche dalla Borsa, dove l’Irex Index – che raggruppa le principali aziende green quotate – nel 2023 ha ceduto il 21,6% contro il +24% di tutto il listino e il +7,4% del Ftse Energia.

Investimenti nel 2023 oltre gli 80 miliardi

In ogni caso, come rilevato dallo studio di Irex, la crescita del settore prosegue, quantomeno «sulla carta». Gli investimenti registrati in Italia nel 2023, per il 96% nuove progetti green (a prescindere dallo stato di avanzamento), superano 80 miliardi. Tra le tecnologie, fotovoltaico e agrivoltaico sono saldamente in testa, incidendo insieme per il 75% delle iniziative e il 56% della potenza, mentre l’eolico, sia onshore che offshore, guadagna terreno, arrivando a 22,5 GW.

Sullo sfondo, prosegue Marangoni, restano tuttavia i timori per l’industria europea, stretta nella morsa tra concorrenza cinese e protezionismo Usa, a maggior ragione con l’aumento dei costi di produzione, in gergo tecnico gli Lcoe. In Europa, osserva, sono arrivati a 76,6 euro al MW per l’eolico onshore e 100,2 per l’offshore, mentre per il fotovoltaico sono a 77 euro per l’utility scale e a 107,4 euro per il commerciale. Quest’anno dovrebbero calare ma «l’aggiornamento delle tariffe è diventato imprescindibile per il successo delle aste e tutti i Paesi europei stanno procedendo, più o meno velocemente, in tale direzione».

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