I dati Istat del primo trimestre relativi alla produzione industriale non lasciavano spazio a molti dubbi sulla frenata diffusa, seppure limitata nell’entità, della manifattura italiana. Preoccupazioni confermate nelle indicazioni qualitative raccolte dalla Federazione della Meccanica Varia Anima, che ha realizzato un sondaggio tra i propri associati.

Da cui emerge un 2024 in salita. Secondo il 45,7% del campione, infatti, il primo semestre di quest’anno si chiuderà in calo rispetto al primo semestre 2023; per il 26,1% delle aziende intervistate la riduzione sarà superiore al 5%. Circa un terzo del campione indica stabilità mentre meno di un’azienda su quattro prevede una crescita del fatturato.

«Sono numeri preoccupanti – spiega il presidente di Anima Marco Nocivelli – che rispecchiano lo stato di salute di alcuni comparti fondamentali all’interno dell’economia italiana. L’industria meccanica è alle prese con una serie di difficoltà che limitano la crescita del comparto. In primo luogo, dobbiamo tenere conto della situazione geopolitica ed economica a livello globale, che sta causando un forte rallentamento della crescita europea in diversi settori. A livello nazionale, c’è bisogno di una direzione più chiara e di maggiore slancio nelle politiche a sostegno dell’industria; per esempio, il nuovo piano Transizione 5.0 deve ancora spiegare chiaramente come le imprese italiane potranno accedere ai fondi senza eccessiva burocrazia e complessità. In questo momento è fondamentale sostenere l’industria italiana con misure chiare ed efficaci, accompagnandole in un percorso di sviluppo tecnologico e aumentando la competitività sui mercati internazionali delle nostre imprese. Apprezziamo gli sforzi che sta compiendo il nostro governo, ma dobbiamo constatare che mancano ancora parecchi punti da chiarire e da implementare nelle politiche di sostegno all’industria».

Se le vendite delle imprese non sono del tutto soddisfacenti, in termini di visibilità futura la situazione è anche meno brillante. A fronte di una contrazione del fatturato per circa la metà del campione, si accompagna infatti una più diffusa previsione di calo degli ordinativi che riguarda il 56,5% delle aziende della meccanica, quota doppia rispetto a quanti indicano invece un aumento. Delle aziende in frenata, la fetta più ampia (23,9% del campione) prevede una flessione degli ordinativi che va dal 5% al 10% rispetto allo stesso periodo del 2023, il 17% vede invece cali superiori al 10%.

«In questo momento storico – aggiunge Nocivelli – è necessario creare un piano strutturale per supportare l’industria manifatturiera. Se, da un lato, bisogna sostenere l’innovazione, lo sviluppo delle competenze tecnologiche e la competitività sui mercati internazionali, dall’altro è necessario pensare a politiche di sviluppo nel campo dell’efficienza e della produzione energetica. L’Italia vanta diverse eccellenze industriali che possono contribuire significativamente alla creazione di una filiera dell’energia nucleare e dell’idrogeno nel paese. È essenziale agire ora per non restare indietro, e per posizionare l’Italia come un importante hub energetico nel continente europeo».

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