Il piano per la transizione ambientale a Taranto e nel Sulcis, tra rinvii e aggiornamenti, va a rilento. Anzi, è sostanzialmente fermo al palo. Tra complessità d’intervento, ritardi della programmazione regionale e nazionale, sovrapposizioni di competenze e titolarità, si guarda alla finestra di ottobre per una rimodulazione e un «allungamento dei tempi». Sul sito del programma, la cui responsabilità dopo l’abolizione dell’Agenzia per la Coesione è in capo dal Dipartimento per la politica di coesione della Presidenza del Consiglio, non figura ancora neppure il nome dell’autorità di gestione, una figura indispensabile secondo i regolamenti europei.

Per il momento, dunque, nulla è stato speso delle risorse previste dal Just transition fund finanziato dalla politica di coesione europea e che per le due aree da «far rinascere» in Sardegna e in Puglia valgono più di un miliardo.

I rinvii del Sulcis

A fare i conti con «un intreccio di competenze» sono stati gli amministratori del Sulcis che hanno chiesto per due volte uno slittamento dei termini del bando per le bonifiche ambientali. «Ci sono state le elezioni regionali – chiarisce Pietro Morittu, sindaco di Carbonia e componente del comitato di sorveglianza del programma Jtf – e poi anche una serie di questioni che vanno dai ritardi accumulati dalla Regione negli anni scorsi agli ostacoli sulle competenze. In molti casi, infatti, qualche progetto, come quello delle bonifiche, è stato rivisto perché non si aveva la completa titolarità dell’area da sistemare e quindi si è scoperto che non poteva essere finanziato». Restano comunque altri capitoli aperti: «Noi abbiamo presentato in tempo il progetto per le bonifiche, anche se poi la scadenza è stata prorogata – aggiunge -, ma non sappiamo ancora come procedere con quello per le Comunità energetiche rinnovabili, perché la Regione non ha ancora predisposto i bandi».

Taranto e i colli di bottiglia

I ritardi preoccupano anche Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto che tiene a rimarcare come il suo Comune abbia «fatto per tempo i compiti a casa perseguendo un modello di sviluppo sostenibile e circolare».

«Non voglio sollevare polemiche verso nessun livello istituzionale, ma certo un po’ di tempo prezioso si è perduto in termini di governance e operatività dei vari tavoli tecnici – dice -. Non serve correre e produrre una mole incredibile di documentazione e simulazioni, se poi i colli di bottiglia si trovano in un capoluogo di regione o in un ministero. Come sistema Paese dobbiamo migliorare in questo, i fondi e le politiche europee sono opportunità imprescindibili e fondamentali, non leve di potere verso i territori».

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