L’applicazione del nuovo contratto collettivo nazionale dei bancari siglato da Abi e dai sindacati (Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin) è partita lo scorso dicembre con la prima tranche di aumento di 250 euro, dei 435 euro medi, e gli arretrati. La corsa finale del negoziato ha consentito alle aziende di avere i tempi tecnici per fare avere entro il 2023 la parte più consistente dell’aumento, ma restano comunque una serie di passaggi da completare. Il primo è sicuramente rappresentato dalle assemblee che partiranno nei prossimi giorni, il secondo dall’applicazione concreta che questo contratto avrà nei gruppi bancari. Dopo il 128° Consiglio nazionale della Fabi, in corso a Milano con la partecipazione dei vertici Abi e dei capi delle risorse umane dei principali gruppi, nelle aziende e sui territori si apriranno le consultazioni dei 270mila bancari a cui questo rinnovo ha restituito una forte identità e anche un maggiore potere contrattuale. Questo anche grazi all’elevata partecipazione dei lavoratori e all’alto tasso di sindacalizzazione che supera, in media, il 70%.
Il contratto come cantiere aperto
I tempi dei rinnovi dei contratti, che oscillano sempre tra i 3 e i 4 anni – il penultimo era stato firmato a fine 2019 ed era scaduto a fine 2022, ma il rinnovo è arrivato a novembre del 2023 – appaiono ormai troppo lunghi rispetto alla velocità con cui si verificano i cambiamenti tecnologici e sociali che nell’arco di 3 o 4 anni oggi portano a vere e proprie mutazioni genetiche nelle organizzazioni. Proprio per questo appare sempre più importante da un lato l’osmosi che si riesce a creare tra il primo e il secondo livello di contrattazione, dall’altro la continuità negoziale. È proprio con questo spirito che è stato rafforzato il ruolo della cabina di regia nazionale che è stata creata nel 2019 e che adesso estende il suo raggio d’azione alla banca digitale e diventa il luogo di confronto permanente fra Abi e sindacati sull’innovazione tecnologica, la digitalizzazione, le nuove mansioni e le figure professionali.
La banca digitale
La banca digitale su cui i grandi gruppi hanno progetti e investimenti già avviati, si pensi a Isybank di Intesa Sanpaolo o alla più recente Buddy R-Evolution di UniCredit che rappresenta l’evoluzione della Buddybank, avviata nel 2018, rappresenta un tema molto importante per l’organizzazione del lavoro nel settore. Ed è proprio questo uno dei temi su cui i sindacati sorveglieranno di più nell’applicazione del nuovo contratto all’interno dei gruppi.
La questione occupazionale …
Per ora il nostro Paese sembra essersi risparmiato l’ondata di tagli che nel 2023 ha investito il credito a livello globale portando a oltre 60mila tagli nelle 20 maggiori banche anglosassoni di cui la metà negli Stati Uniti, secondo quanto emerso da un’inchiesta del Financial times. Il modello prevalente di banca commerciale ha conquistato utili molto elevati e i piani e le riorganizzazioni si sono mantenuti nell’ambito del patto non scritto secondo cui ogni due uscite deve esserci un’assunzione. Dopo che in passato il settore ha pagato un prezzo molto importante in termini occupazionali (i bancari sono passati dai 343mila del 2009 ai 270mila di oggi) oggi c’è maggior equilibrio. Ma questo non basta, se è vero, come sostiene il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, che dai piani degli ultimi 8 anni mancano all’appello ancora 2.500 assunzioni e quindi in prospettiva, per riequilibrare l’occupazione, per ogni uscita dovrà esserci un’assunzione.
… e il risiko bancario
Il contratto dei bancari ha una durata poco più che triennale e nell’arco del triennio il tema che agita maggiormente il sindacato è sicuramente il risiko bancario, dove già quest’anno potrebbe essere chiaro quale piega prenderà la vicenda di Mps su cui ci sono scadenze importanti. In un’intervista al Sole24Ore del 31 dicembre, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato che «l’uscita del Tesoro è già cominciata, con successo, e abbiamo dimostrato che facciamo le operazioni necessarie non perché ce lo dice qualcuno, ma quando è il momento migliore nell’ottica dell’interesse generale. Continueremo a fare allo stesso modo, senza ridurci alla vendita al primo offerente». I rumors che si susseguono da mesi su possibili aspiranti alle nozze con Mps sembrano però lontani dal concretizzarsi, ma a questo proposito Giorgetti ha spiegato che «per varie ragioni ora la Cenerentola Mps è molto più ambita, e sono convinto che nel 2024 possa concretizzarsi una soluzione in grado di ridefinire il sistema bancario in un’ottica policentrica».