L’Aquila è la Capitale italiana della Cultura 2026. A proclamarla è stato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nel corso della cerimonia in corso a Roma, nella Sala Spadolini del Ministero, alla presenza della giuria presieduta da Davide Maria Desario e composta da Virginia Lozito, Luisa Piacentini, Andrea Prencipe, Andrea Rebaglio, Daniela Tisi, Isabella Valente, e dei rappresentanti di tutte e 10 le città finaliste: Agnone (Isernia), Alba (Cuneo), Gaeta (Latina), L’Aquila, Latina, Lucera (Foggia), Maratea (Potenza), Rimini, Treviso, Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena).
«Ho provato quasi un dispiacere fisico a dover premiare una città sola, comunque L’Aquila è una città ricca di storia e d’identità e merita certamente di essere capitale della cultura. Avrei voluto dare questo riconoscimento a tutte le città che erano candidate, questo purtroppo non era possibile. Adesso studieremo un modo per coinvolgerle in questo momento». Lo dice il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, parlando con i giornalisti, alla fine della proclamazione. Una decisione presa all’unanimità della commissione che ha valutato i progetti presentati da 10 città finaliste. «La caratteristica di cui la nostra nazione deve essere orgogliosa è che in Italia non abbiamo solo una o due città iconiche ma abbiamo almeno 80-90 città, ognuna delle quali racconta una storia e un’identità», aggiunge. Una caratteristica dell’Italia «che abbiamo il dovere di preservare e presentare al mondo intero». L’Aquila «ha una grande tradizione storica, credo che poi il suo progetto si espanderà a tutto l’Abruzzo, parliamo della regione che ha dato i Natali a Benedetto Croce, nato a Pescasseroli o ai fratelli Spaventa, nati a Bomba (Chieti)». L’Aquila «è una città che ha tanti valori culturali da esprimere e questa è un’occasione per farli conoscere». A chi chiede al ministro se questa sia anche anche un’opportunità per far rimarginare le ferite del terremoto, Sangiuliano risponde: «Non so se la commissione, assolutamente autonoma e indipendente dalla mia persona, abbia fatto un ragionamento di questo tipo. Può darsi che come nel caso dell’assegnazione diretta a Bergamo e Brescia, che tanto avevano sofferto per il covid, la commissione abbia valutato anche la conclusione di quelle ferite, la necessità di guardare avanti».