I prodotti a marca del distributore (in sostanza quelli con l’etichetta della catena del supermercato che li distribuisce) hanno chiuso il 2023 con un fatturato record di 25,4 miliardi e rappresentano il 31,5% dell’intero giro d’affari del mercato della distribuzione in Italia (nel 2019 era al 28,3%).
Secondo i dati elaborati da The European House Ambrosetti per l’Associazione Distribuzione Moderna (Adm) e anticipati a Milano in occasione della presentazione di Marca by BolognaFiere 2024, «a fronte di una flessione dei volumi superiore a 1 miliardo di euro (a valori costanti) nei canali della distribuzione moderna e del discount nel 2023, la marca del distributore ha registrato nel 2023 una crescita di fatturato di 332 milioni di euro».
Secondo lo studio «la distribuzione moderna con 15 settori e 37 sottosettori coinvolti abilita la creazione di circa il 12% dell’intero Pil italiano, pari a oltre 200 miliardi di euro. Dai 30 miliardi generati direttamente dalla distribuzione moderna, se ne sviluppano ulteriori 178 dalle filiere attivate a monte tra componenti industriali attive, settore agroalimentare e intermediazione».
«La distribuzione moderna ha contribuito anche quest’anno in maniera significativa e con grande senso di responsabilità a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, contenendo la spinta inflattiva e sostenendo soprattutto le fasce di reddito più basse, che soffrono in maniera particolare l’aumento dei prezzi al consumo», ha commentato Mauro Lusetti, presidente Adm secondo il quale, «l’impegno delle nostre aziende ha limitato l’aumento del prezzo medio di vendita, assorbendo parte dei rincari ricevuti sui prodotti del largo consumo dell’industria di marca. Da gennaio 2019 la distribuzione moderna ha registrato aumenti inferiori dei prezzi di vendita di 6 punti percentuali rispetto all’industria di marca. I prodotti a marca del distributore, garantendo un’offerta che coniuga qualità e convenienza, si sono dimostrati uno strumento efficace e molto apprezzato dagli italiani nel contrastare l’aumento dei prezzi».
«Oltre l’80% dei consumi alimentari degli italiani passa dalla distribuzione moderna, che genera occupazione per oltre 438 mila persone – ha affermato Valerio De Molli, managing partner e ceo, The European House Ambrosetti –.Si è appena chiuso un 2023 complesso, che ha visto una riduzione dei volumi di vendita in tutti i canali distributivi, dal discount ai supermercati fino al piccolo servizio, dovuta alla pressione dell’inflazione sulle famiglie con effetti asimmetrici: la spesa incomprimibile pesa 21 punti percentuale in più sul bilancio familiare del quintile più povero. In un contesto in cui i consumi alimentari sono già immobili da oltre un decennio, è necessario un cambio di rotta per salvaguardare i consumi, alimentari e non, che generano il 60% del Pil italiano».