Circa 280 miliardi di dollari di perdite nel 2023 e un conto per il settore assicurativo di 108 miliardi di dollari. Sono i numeri calcolati da Swiss Re relativi all’impatto avuto dalle catastrofi naturali nel mondo lo scorso anno. Numeri in costante ascesa e che ormai, nella loro dimensione complessiva, sono considerati quasi strutturali dagli esperti. Tanto che una ricerca di Harvard e della Northwestern University ha rivelato che un aumento di un grado della temperatura terrestre porterà a lasciare per strada il 12% del pil mondiale (finora si pensava dell’1%-3%), oltre 12mila miliardi e se non si interviene con decisione si rischia una perdita del 31% del welfare globale. Di tutto questo si è discusso al Festival dell’Economia di Trento nel corso dell’evento “Cambiamenti del clima, rischi catastrofali e assicurazioni” al quale hanno partecipato Francesco Paolo Figliuolo, Comandante Covi, Alessandro Molinari, amministratore delegato e direttore generale di Itas Mutua e Maria Chiara Zaganelli, direttore generale dell’Ismea.

Mettendo anche sul piatto l’allarme lanciato poco prima, sempre in occasione del Festival di Trento da Piero Cipollone, componente del comitato esecutivo della Bce: «Il cambiamento climatico sta accelerando; ha implicazioni importanti per le banche centrali perché incide sull’inflazione e sull’esposizione agli shock dell’offerta, riducendo il prodotto potenziale e la crescita della produttività. Inoltre genera rischi finanziari per il bilancio delle banche centrali».

Le risposte

E come rispondere a questo scenario di così forte impatto? «Con un nuovo patto tra uomini e territori», ha esordito il Generale Figliuolo. Indispensabile per contrastare i fenomeni che toccano un Paese fragile e dove «il suolo è stato consumato in maniera eccessiva dalla cementificazione». Ecco perché ora serve un approccio «soprattutto previsionale», ossia «focalizzato principalmente sulla prevenzione». E in quest’ottica, non vanno considerate, ha continuato ancora il Generale Figliuolo, anche commissario straordinario alla ricostruzione di Emilia Romagna, Marche e Toscana, «solo le misure di intervento strutturale ma anche misure di governo del territorio». Come il piano «madre, quello cioè per il dissesto idrogeoligico».

I numeri dell’Italia

E d’altra parte proprio le inondazioni, causa le piogge intense, e tutto quello che ne consegue sono una priorità per il Paese che si legge anche nei numeri che ha presentato Molinari di Itas: «Nel 2023 l’Italia ha scontato 20 miliardi di dollari di perdite, di cui 6,4 miliardi a carico del sistema assicurativo». Con una situazione però «molto disomogenea a livello di coperture: in Trentino Alto Adige si arriva al 90-95% sia a livello di imprese che di aziende agricole». Mentre in altre aree del Paese la situazione è ben differente. Il quadro muterà con l’obbligo di polizza cat-nat che scatterà da fine anno. E rispetto a ciò Molinari ha voluto lanciare un appello all’esecutivo perché vengano «pubblicati per tempo i decreti attuativi» per dare modo alle compagnie di organizzarsi. E anche alle aziende di attrezzarsi. Perché su un punto ha convenuto l’intero panel: se il rischio zero non esiste va almeno mitigato e gestito. Ma perché ciò avvenga va diffusa la cultura della gestione del rischio.

Il settore agricolo

«Una necessità anche per il settore agricolo», ha sottolineato Zaganelli che in ottica climate change va «coinvolto con un cambio di paradigma» che tenga conto contemporaneamente «di un modello sostenibile» e di un «approccio tecnologico». Più generale, il comparto «ha bisogno di essere coinvolto sul tema dei cambiamenti climatici» per far sì «che l’agricoltura sia protagonista». E a tal proposito, in ottica transizione, andrebbe riservato al settore una quota maggiore di finanziamenti che oggi rappresentano appena «il 4% del totale». Diversamente «c’è il rischio di mancare i target di decarbonizzazione».

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