L’impressione generale è che la questione della costituenda agenzia per il controllo sui conti dei club professionistici sia (per il momento) rientrata nell’alveo del confronto istituzionale. All’esito dell’incontro pomeridiano negli uffici del ministero per lo Sport e i Giovani le dichiarazioni dei protagonisti appaiano improntate a un cauto ottimismo sulla possibilità di scongiurare la creazione di un ente governativo che minerebbe i principi dell’autonomia dell’ordinamento sportivo.

La posizione della Figc

«Abbiamo ribadito la nostra assoluta condivisione sull’obiettivo che è comune, cioè quello di dare maggiore stabilità alla gestione economico-finanziaria e su questo non ci sono assolutamente dubbi. Non condividiamo lo strumento. Abbiamo ribadito che negli ultimi vent’anni la Covisoc ha lavorato non bene ma benissimo», ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina. Aggiungendo: «Negli ultimi 20 anni abbiamo solo due ricorsi accolti al Tar e due al Consiglio di Stato. Abbiamo chiesto al governo di assisterci, di aiutarci e quindi oltre al Coni eventualmente il dipartimento dello sport potrebbe stabilire come avviene in Spagna, come sta avvenendo in Inghilterra, dei principi ai quali noi possiamo attenerci». Un concetto ripreso dal presidente della Federazione italiana basket Gianni Petrucci: «Abbiamo espresso le nostre considerazioni, qualcosa sarà modificato ma vediamo. Il clima è stato collaborativo, ora conta il testo definitivo, ma non ci sono state polemiche, solo grande civiltà».

La posizione della Figc è chiara: un’agenzia di emanazione governativa si pone in evidente contrasto con il divieto assoluto di interferenza politica negli ordinamenti e nelle attività della Figc, sancito dagli articoli 14 e 15 dello Statuto Fifa, al quale tutte le Federazioni devono obbligatoriamente attenersi, pena l’applicazione di possibili sanzioni. A questo, tenuto conto che l’attività inerente i controlli delle società professionistiche e le ammissioni ai campionati è sottoposta all’attenta vigilanza del Coni, si aggiungerebbe anche l’evidente contrasto con la regola 24.6 della Carta Olimpica, che impone al Coni di preservare la propria autonomia e resistere ad ogni tipo di pressione politica.

Gravina ha sollevato anche dubbi sulla conformità del principio fondamentale dell’autonomia dell’ordinamento sportivo, sancito storicamente dall’ordinamento statuale e ribadito da due pronunce della Corte Costituzionale (da ultimo con sentenza 160/2019) e della Cassazione. Inoltre, non appare essere coerente con risoluzioni intervenute a livello europeo che, ad oggi, hanno sempre riconosciuto l’autonomia e specificità dell’ordinamento sportivo (purché le regole e le misure da esso adottate siano rispettose del principio di proporzionalità e ragionevolezza), ma mai hanno riconosciuto la possibilità di interventi delle autorità governative in attività demandate alle autorità sportiva. A tal proposito, il Parlamento europeo ha sempre sostenuto l’Uefa nell’adottare strumenti di controlli omogenei a livello europeo. Non da ultimo, sono stati elencati anche dei problemi attuativi e di compatibilità con il sistema normativo federale sotto il profilo temporale e per quanto riguardo l’impianto sanzionatorio.

La Lega di Serie A

«La Lega di Serie A resta contraria all’Agenzia governativa che è una ingerenza della politica e i rischi delle ingerenze sono sempre negative, ma il ministro Abodi ha dato tempo per discutere dei correttivi». ha inveve dichiarato il presidente Lorenzo Casini. «Ci ha anticipato che la norma verrà modificata e ci ha dato del tempo per parlarne e proporre alcuni aggiustamenti. Noi come Lega ne parleremo nell’assemblea del 15 maggio. Con Uefa e Fifa sono in corso dialoghi, ma quello è compito del presidente federale». A proposito della posizione assunta da Juve, Inter, Milan e Roma di distinguo rispetto alla posizione della Lega e nella quale affermavano di non sentirsi rappresentati da Casini nei tavoli istituzionali, il presindete ha spiegato: «Con le 4 big c’è stata un’incomprensione, i club non sono contro di me, hanno solo chiarito che il documento del 14 febbraio approvato in Assemblea per loro non era tutto condivisibile. Siamo rimasti stupiti, forse avevano il timore che quel documento fosse usato come arma per fare proposte non condivise, ma non è il modo in cui opero».

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