Modificare la quantità di pioggia, la copertura di neve, il caldo oppure l’uso dell’acqua e vedere cosa accadrà tra mesi: è possibile da ora farlo in tutta la valle del Po usando il suo gemello digitale, una replica virtuale in grado di simulare e prevedere in modo accurato tutti gli eventi connessi al ciclo dell’acqua, ad esempio alluvioni o siccità. A realizzarlo usando anche i dati dei satelliti europei Copernicus è stato il gruppo di ricerca internazionale guidato da Luca Brocca, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che ha pubblicato il risultato sulla rivista Frontiers in Science.

Progetto lanciato dall’Agenzia Spaziale Europea

Può sembrare una ’tradizionale’ mappa online ma si tratta in realtà del primo gemello digitale, digital twin, del nostro Pianeta, un progetto lanciato dall’Agenzia Spaziale Europea che punta a realizzare una replica dell’intero Pianeta a disposizione di tutti, non solo tecnici ma anche decisori politici e semplici cittadini (https://explorer.dte-hydro.adamplatform.eu/).

Le prossime tappe

Un progetto che si sta realizzando in modo graduale e nasce con la replica del bacino del Po e del Nord Italia ma sarà presto esteso, implementando i dati al modello, a tutto il Mediterraneo, poi l’Europa e l’Africa. «È un modello ad alta risoluzione, sia spaziale che temporale, che permette di prevedere gli impatti dell’acqua sul territorio», ha detto Brocca. Repliche perfette del territorio, fino a una scala di 100 metri, che incorporano al loro interno i dati satellitari, tra cui umidità del suolo, precipitazioni, evaporazione o portata dei fiumi e permette di simulare tutto quel che potrebbe avvenire, «ad esempio l’impatto di misure, come l’apertura di dighe, in caso di siccità, oppure i danni che può provocare un’alluvione. Simulazioni che si facevano già – ha aggiunto Brocca – ma ora con un’accuratezza e un livello di dettaglio più elevate». Il modello era stato già testato lo scorso anno ed era stato in grado, ad esempio, di prevedere la difficile situazione nella valle del Po dovuta alla grave siccità. «Per i prossimi mesi – ha aggiunto il ricercatore italiano – emerge una forse analoga situazione difficile che potrebbe riguardare la Sicilia, forse meno grave. Le riserve di acqua nella regione sono tali che difficilmente si potranno evitare ripartizioni dell’uso dell’acqua».

La sfida di mettere lo strumento a disposizione di tutti

Le mappe generate saranno continuamente aggiornate nel tempo e i modelli gradualmente migliorati per coprire al meglio tutto il globo ma nel frattempo la maggiore sfida si sposta sul fronte dell’usabilità: «Vogliamo renderlo facile per tutti gli utenti, dai decisori politici al semplice cittadino, per verificare ad esempio quali strategie attuare o prevedere quali colture sono le più adatte in ogni specifico terreno», ha concluso Brocca.

Lo scenario dei cambiamenti climatici in atto

Uno strumento digitale che sarà sempre più prezioso con i cambiamenti climatici in atto che imporrano scelte sul migliore uso delle risorse idriche. Ma le prospettive sono sempre più preoccupanti anche per l’Artico che potrebbe vedere il suo primo giorno completamente libero dai ghiacci, o quasi: è più vicina del previsto, infatti, la soglia critica in cui la copertura di ghiaccio dell’oceano scenderà al di sotto di 1 milione di chilometri quadrati, che rappresenta meno del 20% della copertura minima raggiunta negli anni 80. Al momento, l’Oceano Artico ha toccato un’estensione minima dei ghiacci marini di circa 3,3 milioni di chilometri quadrati e, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature Reviews Earth & Environment e guidato dall’Università americana del Colorado a Boulder, quel momento potrebbe arrivare in una giornata di fine agosto o inizio settembre tra gli anni 20 e gli anni 30 del 2000. I ricercatori guidati da Alexandra Jahn hanno riesaminato gli studi condotti finora e i dati sulla copertura del ghiaccio marino, per cercare di valutare in maniera più accurata come l’Artico potrebbe cambiare in futuro.

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