Dalle elezioni a oggi in Parlamento, nella XIX legislatura, sono stati 45 i cambi di gruppo: 37 alla Camera e 8 al Senato. Su un totale di 605 parlamentari è il 7,43 per cento. Quasi la metà rispetto alla scorsa legislatura quando erano 84, per lo più legati al divorzio fra Azione e Italia viva. A fare i conti è OpenPolis, che alla vigilia del voto per le elezioni europee ha contato i cambi di casacca in Parlamento dell’attuale legislatura. Non sono numeri particolarmente alti, sottolinea Openpolis, «ma il confronto con la legislatura precedente mostra che le cose possono cambiare molto rapidamente». Nell’anno in corso, il 2024, finora si contano sei cambi di gruppo. Nel corso del primo anno i cambi di casacca hanno pesato in maniera modesta sulle dinamiche parlamentari. Il divorzio tra Azione e Italia viva a fine 2023 ha invece inciso nei numeri.
Quasi la metà dei cambi di casacca il primo mese di legislatura
Quasi la metà dei cambi di casacca – 21 in tutto – sono avvenuti già nel primo mese della legislatura. In quei giorni i gruppi di Alleanza verdi e sinistra (Avs) e Noi moderati sono stati costituiti in deroga al regolamento e la procedura ha richiesto alcuni giorni per essere completata. Nel frattempo i parlamentari di queste formazioni hanno provvisoriamente fatto parte del gruppo misto. Pochi i passaggi nei mesi successivi. A novembre 2022 – secondo mese della XIX legislatura iniziata il 13 ottobre 2022 – il senatore a vita Carlo Rubbia, che fino a quel momento non era iscritto ad alcun gruppo, è entrato nella formazione Per le Autonomie. A gennaio 2023 Aboubakar Soumahoro, dopo essersi autosospeso dopo la vicenda giudiziaria che ha coinvolto la sua famiglia è passato da Alleanza verdi sinistra al Gruppo misto. In seguito Michela Vittoria Brambilla ha lasciato il gruppo misto per Noi moderati, Enrico Borghi è uscito dal Partito democratico per entrare in Italia viva, come Dafne Musolino, la senatrice che ha aderito a Italia viva lasciando Per le autonomie.
Ha inciso il divorzio fra Azione e Italia viva
La rottura tra Azione e Italia Viva ha portato nel dicembre 2023 a nuovi cambi di casacca. Alla Camera è nato il gruppo di Italia Viva con nove parlamentari, mentre al Senato sono stati quattro componenti di Azione a uscire dal gruppo per entrare nel misto (non avevano i numeri per costituire una nuova formazione). La frattura politica fra Carlo Calenda e Matteo Renzi ha portato i cambi di casacca a 39 alla fine del 2023 (32 alla Camera e 7 al Senato). Numeri bassi se confrontati con quelli della scorsa legislatura, quando i cambi di gruppo erano stati quasi il doppio (84). Bisogna però considerare che nella scorsa legislatura i parlamentari erano 945, mentre oggi sono 600. La legge costituzionale 19 ottobre 2020, n. 1 ha infatti previsto una drastica riduzione del numero dei parlamentari – modificando gli articoli 56 e 57 della Costituzione – passando da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Inoltre per i primi 18 mesi i cambi di gruppo sono stati meno nella scorsa legislatura rispetto all’attuale. La situazione è inoltre cambiata con la scissione del Pd e la nascita di Italia viva (settembre 2019). «Una dinamica – sottolinea OpenPolis – che presenta qualche parallelismo con la rottura tra Azione e Italia viva avvenuta lo scorso dicembre, anche se questa ha coinvolto un numero di parlamentari decisamente inferiore».
Sei cambi nel 2024
Sei i cambi nel 2024. A febbraio i primi due cambi di gruppo dell’anno, quando un deputato e un senatore del Movimento 5 stelle sono usciti dal gruppo, in dissenso con la linea tenuta sulla guerra in Ucraina: la deputata Federica Onori infatti si è unita al gruppo di Azione, mentre il senatore Raffaele De Rosa a quello di Forza Italia, partito con cui si è anche candidato alle elezioni europee. Ad aprile tre i cambi di casacca. L’onorevole Eleonora Evi – già eurodeputata nel 2014 e nel 2019 nelle file del M5S – è passata da Alleanza verdi e sinistra al Pd che l’ha anche candidata al Parlamento europeo. Nel corso di quella legislatura la rottura con il movimento l’ha portata ad aderire a Europa verde per poi diventarne co-portavoce in tandem con Angelo Bonelli. Proprio i contrasti con Bonelli però l’hanno spinta a dimettersi dall’incarico e, in seguito, ad aderire al Pd. Antonino Minardo e Lorenzo Cesa hanno aderito ad aprile al Gruppo misto lasciando il primo la Lega e il secondo Noi moderati. Cambiamenti che sarebbero legati a un accordo politico tra la Lega di Salvini e l’Unione di centro (Udc) di Cesa in vista delle europee. L’ultimo cambio è a maggio: Giuseppe Castiglione, uscito da Azione per aderire a Forza Italia, per «insanabili divergenze politiche, in particolare relativamente ai rapporti con Cuffaro e il suo gruppo in Sicilia». I rapporti con Cuffaro erano già stati motivo di attrito tra Azione e altre forze politiche, come +Europa e Italia viva, proprio mentre si discuteva di un eventuale accordo politico per le elezioni europee. Accordo che non è stato raggiunto.
Nessun vincolo di mandato per i parlamentari
Sul fronte dei cambi di casacca non bisogna dimenticare che ogni parlamentare è libero di agire senza vincolo di mandato, come prescrive la Costituzione all’articolo 67: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Ogni parlamentare può iscriversi al gruppo che preferisce e cambiarlo se lo ritiene opportuno. Nelle passate legislature molti cambi di gruppo sono stati un chiaro sintomo del trasformismo nel sistema politico. «Una dinamica – sottolinea Openpolis – che risulta ancora meno comprensibile per i cittadini in un sistema in cui, la maggior parte dei parlamentari, sono eletti con metodo proporzionale e con liste bloccate».