Sulla sua nascita e sulla sua storia sono stati pubblicati libri, scritti numerosi articoli e naturalmente non sono mancate le polemiche, ma non è stato ancora raggiunto un accordo (come, a dire il vero spesso, accade) tra gastronomi e storici. E in quella che è probabilmente la prima ricetta ufficiale della carbonara c’erano aglio, gruviera e pancetta: quanto basterebbe ai giorni nostri per provocare tumulti popolari, sottolineano i pastai di Unione Italiana food che celebrano il 6 aprile il Carbonara Day, da loro istituito 8 anni fa.

E partono da qui, «dalla prima ricetta mai pubblicata in Italia 70 anni fa» – l’hashtag dell’ottava edizione sarà #Carbonara70 oltre che #CarbonaraDay – per raccontare la storia di un piatto romano che è diventato simbolo dell’Italia nel mondo. In un anno ne hanno “parlato” oltre un miliardo di pasta lovers e i pastai italiani li “sfidano” a condividere la propria versione della carbonara su Twitter, Facebook e Instagram.

La carbonara, del resto, è con ogni probabilità il piatto che vanta più imitazioni nella storia della gastronomia recente: il New York Times cita in un articolo di Ian Fisher “Pasta Carbonara, an Unlikely Stand-In” un anonimo storico secondo il quale ci sarebbero 400 versioni in giro per il mondo.

Per i puristi esiste solo una maniera per farla e 5 ingredienti canonici: pasta, guanciale, pecorino, uovo, pepe. Gli innovatori invece credono che non debbano esserci limiti alle reinterpretazioni di questa ricetta. «La verità – secondo i pastai di Unione Italiana Food – sta nel mezzo». Più che una ricetta questo piatto è diventato un manifesto e un simbolo di come la pasta italiana sia diventata protagonista nelle cucine di tutto il mondo, «il laboratorio della pasta che intercetta nuovi stili di vita alimentare e modalità di consumo, tra rielaborazioni e improvvisazioni dell’ultimo minuto e ingredienti nuovi e non convenzionali».

Tolte le varianti e le eccezioni, «ci siamo attestati oggi – dicono da Unionfood – su una ricetta che in questo secondo decennio del XXI secolo si può considerare quella più diffusa per la carbonara. Non la migliore, non la tradizionale, non la “perfetta” ma quella più diffusa e apprezzata, la “classica” in contrapposizione alla “tradizionale”, quella del ’54, per intenderci».

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