Dopo quattro mesi e mezzo da Capodanno, Emanuele Pozzolo rivela alla Procura il nome di chi avrebbe fatto partire lo sparo. Indica Pablito Morello, il poliziotto penitenziario che fa da capo scorta al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Sarebbe stato Morello, secondo il deputato (ora sospeso) di Fratelli d’Italia, a fare esplodere in maniera accidentale dal revolver, regolarmente detenuto da Pozzolo, il colpo che nella sede della pro loco di Rosazza ferì alla coscia il genero di Morello: Luca Campana.
Il sottosegretario al Ministero della Giustizia, Andrea Delmastro
Pozzolo, l’unico indagato, è stato convocato in procura a Biella per l’interrogatorio nel primo pomeriggio di ieri – si legge nell’articolo -. Era stato lo stesso politico, due settimane fa, a chiedere alla procuratrice Teresa Angela Camelio di essere ascoltato. “È stato Morello a prendere in mano l’arma e a fare partire accidentalmente un colpo”, avrebbe dichiarato. Una versione che andrà verificata dagli inquirenti.
![La mini pistola North american arms LR22](https://www.rainews.it/resizegd/768x-/dl/img/2024/02/19/1708340527685_mini_pistola_deputato_pozzolo.jpeg)
La mini pistola North american arms LR22
Intanto è scontro tra i consulenti balistici delle parti. Nella sua prima perizia, depositata a fine marzo, l’esperta incaricata dalla Procura, la dottoressa Raffaella Sorropago, aveva messo in evidenza la coerenza dei rilievi tecnici con il racconto del ferito Luca Campana, il quale ha sempre sostenuto che, al momento in cui è partito il colpo, il revolver si trovasse nelle mani di Pozzolo. Circostanza sempre negata dal parlamentare. A provare a “smontare” la ricostruzione della consulente della Procura era arrivata, a fine aprile, la perizia della difesa, redatta dal dottor Luca Soldati, che attaccava duramente la collega Sorropago: “Non è ammissibile né lecito che in una consulenza tecnica giudiziaria – scrive tra l’altro il tecnico nominato dal legale di Pozzolo – l’incertezza si tramuti in certezza senza spiegazione. Nel breve spazio di poche righe la consulente scelta dalla Procura afferma dapprima che l’azione di fuoco è presumibilmente (…) a opera di Pozzolo, (…) per poi asserire poco dopo e con dogmatica sicurezza che nel momento in cui è stato esploso il colpo il revolver era impugnato da Pozzolo Emanuele”.
Nelle ultime ore la consulente della Procura ha depositato un “supplemento” di relazione, in cui replica. “È perlomeno irrituale – spiega all’AGI la dottoressa Sorropago – che il perito della difesa parli di ‘metodo non ammissibile o lecito’ riferendosi al mio lavoro”. E, aggiunge nero su bianco, nella relazione del CTP della difesa ci sono “errori e imprecisioni tecniche” e non si presenta “mai un’ipotesi di ricostruzione alternativa dell’accaduto”. Anche sul valore dell’esame dello “stub”, cioè il rilievo della presenza di particelle di polvere da sparo sulle mani e gli indumenti, le posizioni dei due tecnici divergono radicalmente. Per Soldati, Pozzolo sarebbe risultato positivo solo per una contaminazione generica da inquinamento, perché i residui di sparo in genere si diffondono nell’ambiente per almeno dieci metri e avrebbero reso positivi tutti i partecipanti al veglione presenti in sala per almeno dieci minuti, tracce che sarebbero state rilevate se anche altri presenti fossero stati sottoposti all’esame. Di parere radicalmente opposto la consulente dell’accusa, la quale scrive che “il numero totale delle particelle rinvenute sulle mani e sui vestiti di Pozzolo è nettamente superiore sia dell’unica particella caratteristica trovata sulle mani di un operatore di PG, che ha avuto accesso nella stanza dell’evento a fuoco, sia dalla quantità massima riscontrata negli studi di settore per quanto concerne l’inquinamento innocente”.