Dopo le elezioni del 2022, l’ex segretario dei radicali, Mario Staderini, assieme a diversi cittadini italiani, ha presentato il ricorso accolto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) contro il governo italiano per l’attuale legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum che ha portato alla formazione del Governo in carica. La legge elettorale è stata modificata a ridosso delle elezioni ha introdotto un sistema di votazione mista che prevede l’assegnazione del 36% dei seggi in ciascuna Camera secondo un sistema maggioritario e della restante parte secondo un sistema proporzionale. La legge, tuttavia, non consente di esprimere voto disgiunto, cioè di formulare proporzionalmente la preferenza per una lista o per una coalizione diversa da quella scelta dalla maggioranza. Inoltre, nel caso in cui un elettore voti solo per il candidato della maggioranza, il suo voto viene automaticamente assegnato alla corrispondente lista o coalizione nel sistema proporzionale. Secondo i ricorrenti, questo metodo di voto avrebbe causato una distorsione della volontà popolare riguardo alla scelta dell’organo legislativo.
Il 1 febbraio il ricorso è stato dichiarato ammissibile, ma solo oggi se ne è avuta notizia.
Nel documento della Cedu, alcuni stralci del quale sono riportati dall’agenzia LaPresse, si legge che “la Legge Costituzionale n. 1 del 2019 e le Leggi n. 117 del 2020 e 84 del 2022, queste ultime tre mesi prima delle elezioni legislative del 25 settembre 2022, hanno minato il rispetto e la fiducia dei ricorrenti nell’esistenza di garanzie di libere elezioni, violando così un diritto sancito dall’articolo 3 del Protocollo n. 1″. Inoltre, “vietando agli elettori di votare nel sistema proporzionale una lista o coalizione diversa da quella scelta dalla maggioranza e mediante riparto automatico del voto espresso nel sistema maggioritario alla lista o alla corrispondente coalizione del proporzionale, la legge n. 165 del 2017 lede il diritto dei ricorrenti di esprimere liberamente la propria opinione sulla scelta del Corpo legislativo in libere elezioni, ai sensi dell’articolo 3 del Protocollo n.1”. Il Governo italiano dovrà ora presentare una sua memoria difensiva.
“Negli ultimi 20 anni ci hanno costretto ad eleggere Parlamenti con leggi dichiarate incostituzionali o introdotte e modificate a ridosso del voto, ingenerando l’idea che i sistemi elettorali siano uno strumento che chi esercita il potere manovra a proprio favore e che il voto dell’elettore serva a poco”, dice Staderini. “Prima il Porcellum, poi il Rosatellum, domani chissà cosa – aggiunge – E poi ci si stupisce che un italiano su due non voti più”. “Se abbiamo conquistato la possibilità che la Corte europea obblighi lo Stato italiano a garantirci un voto libero e che conti davvero – conclude – è grazie ai tanti cittadini che alle elezioni si sono uniti in questa campagna, verbalizzando ai seggi la loro denuncia per chiedere democrazia e giustizia”. Secondo Antonio Bultrini, professore di diritto internazionale all’Università di Firenze che rappresenterà i ricorrenti nel processo, “il ricorso è stato comunicato al Governo ad un anno dalla sua introduzione, il che sembra indicare un esame prioritario da parte della Corte in base alla sua “Priority Policy”.