Le birre leggere, o addirittura senz’alcol, conquistano il pubblico degli appassionati e siedono a pieno titolo accanto alle bionde e alle rosse tradizionale. I dati non lasciano spazio ai dubbi: secondo la nuova edizione del Cib di AssoBirra, infatti, la birra Low e No alcol piace ormai a un beer lover su due. E di questi, circa un terzo (35%) dichiara di berla ormai spesso in alternativa alla birra tradizionale.
Alla fine, come la goccia che scava la roccia, le campagne che puntano il dito sui rischi per la salute derivanti dal consumo di alcol cominciano a dare i loro frutti. Le birre a bassa o nulla gradazione piacciono perché sono considerate una bevanda dal sapore appagante, come quello della birra tradizionale, e allo stesso tempo permettono uno stile di vita sempre più sano ed equilibrato.
La birra low e no alcol, dicono i dati di Assobirra, è ormai conosciuta dall’80% degli amanti di questa bevanda senza distinzione di età, ed è stata consumata almeno una volta dal 67% di essi. Tra i target di riferimento, la Gen X registra nel complesso il consumo più alto (69%), seguita da Millennials (65%) e Gen Z (62%). L’aspetto più gradito è naturalmente la possibilità di poterla bere senza subire gli effetti dell’alcol (28% del campione). Il sapore paragonabile a quello della birra tradizionale è un fattore di gradimento per il 17% dei consumatori, mentre il 16% la apprezza in quanto bevanda leggera e digeribile. Il 24% infine non disdegna il minor apporto di calorie . Il 34% degli intervistati la gusta in alternativa alla birra tradizionale, ad esempio quando deve guidare (32%), mentre uno su quattro la considera una bevanda rinfrescante da bere durante i pasti e le occasioni sociali.
«L’industria birraria – sostiene il direttore generale di Assobirra, Andrea Bagnolini – si sta calando in uno scenario in trasformazione e sta rispondendo a un’evoluzione delle abitudini dei consumatori, investendo in soluzioni innovative e ampliando la gamma di birre offerte. I produttori stanno abbracciando sempre più un approccio che sposa un consumo moderato, con prodotti privi di alcol o a basso tenore alcolico di alta qualità e radicati nelle tradizioni locali. La popolarità delle birre low e no alcol è in espansione».
In prima linea, nell’interesse crescente verso la salute e il benessere, c’è la Gen Z, la generazione dei cosiddetti nativi digitali, nati tra il 1997 e il 2012. Nell’ultimo anno un bevitore di birra su tre (32%) ha seguito un regime alimentare controllato e tra i target più attenti emerge proprio la Gen Z, con un intervistato su due (45%) che ha dichiarato di aver seguito una dieta oculata. Nel complesso, tre quarti del campione dice di perseguire il proprio benessere fisico, emotivo e mentale attraverso una dieta bilanciata, un numero adeguato di ore di sonno e la pratica di attività fisiche.
Mediamente, rispetto a quelle tradizionali le birre Low e No alcol presentano una consistenza più leggera, un sapore più dolce e una complessità olfattiva più lieve. «Queste birre – sostiene il beer sommelier Fabio Mondini – sono versatili e ottime da proporre dall’aperitivo a tutto il pasto, con piatti poco strutturati, come verdure, insalate varie, ma anche sushi, carpacci e carni bianche». Per i produttori, la sfida è quella di mantenere un profilo gustativo complesso e paragonabile alle birra tradizionale: «La produzione di birre no e low alcol – prosegue Mondini – avviene tramite tecniche come la fermentazione limitata e la rimozione dell’alcol, procedure che permettono di preservare il gusto e l’aroma. Sfruttando ingredienti come luppolo, spezie ed erbe aromatiche si può intensificare il gusto, avvicinando sempre più le birre analcoliche o a bassa gradazione alcolica al sapore tradizionale».