«L’obiettivo di questa lettera è quello di condividere le nostre preoccupazioni per la potenziale scomparsa dell’industria degli Ncc in Italia e di chiedere il vostro sostegno per sollecitare il governo italiano a fornire al settore un quadro normativo in conformità con le raccomandazioni precedentemente fornite dalla Commissione Ue». Esordisce così il presidente Anitrav, Mauro Ferri, in una lettera indirizzata alle due commissarie europee, Adina-Ioana Valean (Trasporti) e Margrethe Vestager (Concorrenza).

L’appello con annessa richiesta di un incontro arriva alla vigilia della manifestazione del 25 marzo quando gli Ncc sfileranno in corteo a Roma per protestare contro la mini-riforma Salvini che sta prendendo corpo ai tavoli del ministero insieme alla categoria e ai taxi. Le trattative si sono interrotte settimane fa, quando una parte del fronte degli Ncc ha rifiutato di proseguire i lavori su due decreti ministeriali e un Dpcm considerati punitivi e contrari alle regole della concorrenza. D’altro canto il ministero ha fatto sapere di stare lavorando a provvedimenti «per sbloccare le autorizzazioni Ncc ferme da anni, ma in nessun modo verranno tutelati gli abusivi». Un punto ribadito poi dallo stesso ministro durante il question time alla Camera di mercoledi 13 marzo. Ma la categoria è sugli scudi. E nella lettera inviata a Bruxelles invoca un intervento dall’alto.

La protesta

Nel prendere carta e penna Anitrav elenca alcuni orientamenti della Commissione che sarebbero contrari alla riforma che si sta delineanso. «Le nuove disposizioni ripristinano, anche se direttamente attraverso l’introduzione di un tempo minimo di attesa di un’ora, l’abrogato obbligo di rientro in garage, criticato dalle istituzioni europee», scrivono gli Ncc. La segnalazione si riferisce a una lettera di Bruxelles datata 11 novembre 2009 e indirizzata all’allora esecutivo italiano «che anticipava il possibile avvio di una procedura d’infrazione» per una norma che conteneva l’obbligo di rientro in garage e che era dunque contraria, dicono le imprese, «alla libertà di stabilimento prevista dall’articolo 43
del trattato Ue». Ma non solo. Anitrav cita anche le osservazioni nelle cause C-162 e C-163 della Corte di Giustizia europea: qui la Commissione Ue ha dichiarato che «per gli operatori degli altri Stati membri che desiderano stabilirsi sul territorio nazionale per esercitare il servizio Ncc, tale obbligo sembra essere un onere eccessivo. Questi operatori sarebbero infatti chiamati a sostenere non solo i costi amministrativi ed economici del rilascio di un’autorizzazione preventiva, ma anche quelli aggiuntivi dovuti al fatto di dover restituire, al termine del servizio, l’autorimessa situata nella zona in cui è stata rilasciata l’autorizzazione, senza poterla utilizzare per altri scopi dopo la fine del servizio». Viene poi ricordato un ulteriore intervento, datato marzo 2018, in cui la Commissione Ue ha sottolineato che «le restrizioni sul numero di autorizzazioni per le auto a noleggio con conducente e la possibile entrata in vigore della normativa sul “ritorno in garage” stanno limitando l’offerta di servizi di trasporto innovativi».

Le restrizioni

Anitrav si scaglia anche contro il foglio di servizio elettronico. E all’obbligo secondo la bozza di decreto di redigerlo in ogni sua parte con i dati del tragitto e dei tempi di percorrenza. «Queste restrizioni – lamenta Anitrav – si scontrano chiaramente con la recente decisione resa nella causa C-50/21 | Prestige and Limousine, in cui la Corte di Giustizia europea ha affermato chiaramente che la garanzia della redditività economica dei servizi di taxi è di natura puramente economica e non può costituire un motivo di interesse generale che giustifichi una restrizione alla libertà di stabilimento». Non potrebbero non citare la recente sentenza della Corte costituzionale i noleggiatori con conducente: la 36/2024 depositata qualche giorno fa e dirompente per il suo impatto sul settore. «La tutela della concorrenza – recita la lettera ricordandone il dettato – non si declina solo come contrasto agli atti e ai comportamenti delle imprese che incidono negativamente sulla struttura concorrenziale dei mercati, ma comporta anche la promozione della concorrenza tra le imprese. Tale promozione si realizza, in primo luogo, attraverso l’eliminazione di limiti e vincoli alla libera esplicazione della capacità imprenditoriale». Ce n’è anche per la privacy: qui Anitrav richiama il Gdpr lamentando, per esempio, che «il periodo di conservazione dei dati dei viaggi (che comprende dati sensibili come i nomi dei conducenti e dei ciclisti, i luoghi di ritiro e di consegna e gli orari di partenza e di arrivo) di tre anni è superiore al necessario».

L’affondo

Nel chiedere l’intervento delle commissarie europee gli Ncc non potevano non additare il caso taxi italiano. Con le licenze taxi bloccate, esclusa Milano dove è stato pubblicato il primo bando dopo il decreto Asset. In questo contesto «il rilascio di nuove autorizzazioni per Ncc è vietato da più di 5 anni, a causa della mancanza dei decreti attuativi del Dl 29 dicembre 2018, n. 135 che impediscono agli enti locali di aprire nuove gare». Insomma, il blocco è generalizzato, con le ripercussioni che sono sotto gli occhi di tutti.

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