Alla fine sul Superbonus il governo mette la fiducia. Così questa mattina, a partire dalle 8,30, inizia la prima chiama per i senatori della Repubblica. Se il governo e il relatore Salvitti affermano che la fiducia è necessaria solo per arrivare alla “rapida approvazione” del decreto che scade il 28 maggio e che dovrà passare anche il vaglio della Camera, le opposizioni rianimano la polemica tra Forza Italia e il resto della maggioranza: “Non si fidano del voto degli azzurri”.
Sembravano archiviate le tensioni registrate in commissione Finanze del Senato, con Italia viva che correva in soccorso della maggioranza dopo l’aut-aut di Forza Italia. Lo slittamento della “sugar tax” al prossimo anno era stato letto proprio da Tajani come un successo che poteva aiutare la “digestione” della retroattività della norma sul Superbonus.
Poi Forza Italia ha disertato il voto finale in commissione e il vicepremier Antonio Tajani è tornato a difendere la battaglia di principio di contestare proprio la “retroattività della norma”. Scelta che viene contestata anche dall’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana: la misura – dicono – avrà “effetti negativi”
La quiete era dunque solo apparente e così l’esecutivo si è convinto. Nonostante le rassicurazioni del relatore Giorgio Salvitti (“non c’è volontà di farlo”), in conferenza dei capigruppo annuncia poi quello che tutti ipotizzavano da ore: il voto di fiducia sul decreto.
Le opposizioni escono dall’incontro dei capigruppo dicendo che si tratta di “una fiducia politica” sulla stessa maggioranza, perché “non ci si fida più di come vota Forza Italia”. Come centrosinistra, infatti, spiegano Stefano Patuanelli (m5s) e Francesco Boccia (Pd) “avremmo presentato per l’aula pochissimi emendamenti” – i 5 Stelle “non più di 5” e “tutti di merito”. Come dire che l’esigenza di affrettare i tempi è una scusa.
Più Europa, quasi a far da sponda alle proteste di Forza Italia, torna ad attaccare la maggioranza sulla scelta di rendere retroattiva la norma: “Così il governo colpisce chi si è fidato dello Stato” – afferma Riccardo Magi.
Non è affatto una fiducia politica”, ribattono Gasparri e il ministro per i rapporti con il parlamento, Luca Ciriani, “ma è solo una questione di tempi” perché, entro il 28, giorno della scadenza del decreto, il testo “deve anche passare all’esame della Camera”. Per colpa di questa sorta di “monocameralismo di fatto”, che anche Gasparri non esita a definire “deprecabile”, Montecitorio non potrà che ratificare la decisione del Senato, ma ci sono pur sempre “tempi tecnici da rispettare” e pertanto “si deve fare in fretta”.
Così, subito dopo la fine della terza giornata di discussione generale sul premierato, prende il via l’esame in aula del decreto superbonus e l’opposizione parte all’attacco non solo del provvedimento, ma anche di Italia Viva che “è diventata la stampella del governo”, come dichiara Patuanelli, e ha “reso possibile” aggirare la contrarietà dei forzisti riuscendo a far approvare anche le norme più controverse del testo in commissione.
“Italia Viva voterà contro la fiducia al governo Meloni come ha sempre fatto e continuerà a fare”, replica la senatrice di Iv Raffaella Paita, “ma abbiamo votato anche contro la tassa odiosa” sullo zucchero: “Siamo contro il governo, ma siamo anche contro le tasse”, chiosa il renziano Enrico Borghi.
Nel centrodestra, invece, ora si tenta di mettere la sordina a ogni polemica con il presidente della commissione Finanze, Massimo Garavaglia (Lega), che, a proposito dell’assenza dell’unico esponente di Fi in commissione, Claudio Lotito, al momento di dare il mandato al relatore a riferire in aula, osserva: “Eh vabbè, ma sono dettagli. Fa niente, avrà avuto qualche cosa di molto più importante da fare…”.