Chiusura in .pareggio per l’export italiano, che con la caduta di dicembre (-7,8%) annulla i deboli progressi accumulati nei primi 11 mesi dell’anno, peraltro vissuti in altalena, con altri quattro periodi in rosso tendenziale. Esito da un lato di una crescita dei valori unitari di oltre cinque punti, a cui però si contrappone una discesa analoga dei volumi. Così come opposto è l’andamento nei diversi mercati, giù del 2,3% l’Europa nei 12 mesi, in crescita del 2,5% invece i mercati extra-Ue
A sottrarre vendite, nei dati registrati dall’Istat, è in particolare il grande malato d’Europa, la Germania, che prosegue nella propria fase di debolezza, con una produzione industriale in discesa anche nelle ultime rilevazioni (-3% a dicembre) e ordini in calo conseguente.
Se nel 2022 l’export verso Berlino, dopo un progresso di quindici punti, portava nelle casse delle nostre aziende 77 miliardi, lo scorso anno siamo scesi a 74,6 miliardi, frenata del 3,6% accentuata dal calo di dicembre, arrivato all’11,8%.
Un anno complicato, in generale, per il commercio internazionale, in calo nei volumi dopo anni di progressi, frenato da un contesto geopolitico che non incoraggia gli scambi, tra guerra russo.ucraina, conflitto tra Israele e Palestinesi, ostacoli continui nei transiti sul Canale di Suez. Frenata che nei numeri dell’Istat si è palesata più volte nell’anno, con 4(5?) mesi in rosso rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il bilancio del 2023 è così lontano rispetto ai fasti del biennio precedente, che aveva visto i valori scattare verso l’alto rispettivamente del 19,2 e poi del 20%, portando il totale al nuovo record storico di 626 miliardi, ben al di là dei valori pre-crisi. Il 2023 si chiude quasi esattamente su quei livelli, con appena una ventina di milioni di euro in meno per la verità.