Che i segnali in arrivo dal «botteghino» fossero buoni, ben oltre le attese, era apparso chiaro già la scorsa primavera, tanto che nei mesi successivi il cda della Scala aveva rivisto al rialzo il budget per il 2023, a 127,4 milioni di euro. Anche il «Don Carlo», l’opera che ha inaugurato la stagione lirica 2023/2024, ha registrato il sold out per tutte le recite.
Ora arriva la conferma dei numeri ufficiali: il 2023 ha registrato 450.624 spettatori, compresi quelli dello spettacolo realizzato per Villa Verdi, ovvero 73mila in più dell’anno precedente, segnando quindi aumento del 20%, e di questi un terzo aveva meno di 35 anni.
Gli incassi della biglietteria hanno invece raggiunto i 37,4 milioni di euro, in crescita del 22% rispetto al 2022. Ma non si tratta di un effetto dell’inflazione, dato che il costo dei biglietti è rimasto invariato.
Risultati superiori al pre-pandemia
I numeri sono positivi anche nel confronto con il 2019, ovvero prima della pandemia e dell’arrivo dell’attuale sovrintendente, Dominique Meyer, ufficialmente insediatosi a Palazzo Marino nel marzo del 2020. L’incasso per singola recita è infatti aumentato in media del 14%, mentre il tasso di riempimento della sala è cresciuto del 7%, arrivando al 94% per i concerti, al 90% per l’opera e all’89% per il balletto.
A crescere sono stati anche gli abbonati, che ora sono oltre 10mila, il 4% in più rispetto all’ultima stagione e il 15% in più rispetto a due anni fa, grazie anche a nuove forme di abbonamento che si sono aggiunte a quelle tradizionali.
Il futuro del sovrintendente
Chissà se questi risultati aiuteranno alla conferma di Meyer, il cui mandato è in scadenza nel 2025. La prossima riunione del consiglio di amministrazione è fissata per il 12 febbraio, ma la decisione, ha detto il sindaco Giuseppe Sala (presidente di diritto della Fondazione), non darà presa prima di due mesi. Una scelta che, assicura il sindaco, sarà presa «in autonomia» dal teatro. Il teatro milanese, h adetto Sala, «si regge sulla collaborazione e il supporto di tanti enti, tra cui anche il Governo. Ma il ruolo dei privati (che contribuiscono al bilancio della Fondazione per circa un terzo, ndr) è già una garanzia: i privati non vogliono condizionamenti nella scelta».